«E IL SETTIMO GIORNO SI RIPOSÒ»: IL SABATO

Pian dei Mucini (Massa Marittima) 5-8 febbraio 2009


Vi è una storia che tutti conoscono: in principio Dio creò il cielo e la terra, ci mise sei giorni per compiere la sua opera e il settimo giorno si riposò.  Da allora in poi  non si è più impegnato a costruire altri mondi: ha conservato questo senza inaugurare un secondo ciclo. Biblia, dalla sua frequentazione della Scrittura, ha imparato molte cose. Tra esse spicca la consapevolezza di quanto sia pericoloso voler essere come Dio. Anche la nostra associazione ha iniziato ormai parecchi anni fa (1986) con un seminario intitolato «In principio». Poi, per completare il percorso,  ha messo molto più di sei anni e adesso ricomincia.

Dopo aver passato in rassegna le principali figure dell’Antico e Nuovo Testamento, inframmezzate da qualche puntata dedicata ai popoli,  si è concluso un lungo ciclo. Che fare? Non si è Dio, non ci si può volgere a guardare quanto si è fatto dicendo che tutto è «tov meod» («molto buono/bello»); bisogna proseguire. La proverbiale frase «lo spettacolo deve continuare » ha in sé qualcosa di spiacevole, ma, vista nel suo verso migliore, è anche indice di una condizione davvero umana.

Quando è stato scelto il titolo del seminario di Ostuni (febbraio 2008) forse non si era pensato ad un aspetto. Rileggiamo il titolo: «Alle origini di una separazione: ebrei e cristiani tra il I e il II secolo». Allora non si era molto riflettuto sul fatto simbolico che l’ultima puntata del ciclo coincidesse con lo studio dedicato a una separazione. Guardata a posteriori la constatazione appare quasi simbolica. Uno degli apporti culturali più significativi legati alle scelte di Biblia è stata la convinzione, provata sul campo, dell’insostituibilità dell’apporto della tradizione ebraica per comprendere le Scritture dell’uno e dell’altro Testamento. Quando si è giunti a toccare con mano l’inizio di una separazione non si poteva più proseguire, occorreva ricominciare. Né è casuale prendere atto che l’epoca in cui si colloca questo evento, I-II sec., coincide con la stesura degli ultimi libri entrati a far parte del canone biblico. Anche per questo bisognava rivolgersi di nuovo al «principio».

Compiere  lo stesso identico percorso sarebbe stato, quanto meno, segno di mancanza di fantasia. Occorreva cercare un’altra pista per ripercorrere, passo dopo passo, il succedersi canonico dei libri biblici. Dai personaggi si è passati così alle «grandi parole». La prima delle quali è appunto sabato, il settimo giorno: l’uomo comincia là dove Dio cessa. Frase ambiziosa che invitiamo a non prendere in modo arrogante. Ricordiamo però che sentenze simili si trovano anche negli antichi maestri ebrei. In fondo a dirci che la creatura umana deve fare la sua parte  è lo stesso precetto del sabato. Si legge in Esodo (20, 9-10) e in Deuteronomio (5, 13-14) che per sei giorni bisogna lavorare e compiere tutte le nostre opere e il settimo giorno riposarsi. Il comando è duplice: prima del riposo si ordina il lavoro. Al tramonto del sabato si esce dal settimo giorno e ci è chiesto di nuovo di operare.

Iniziare con il sabato può sembrare scelta singolare. Il settimo giorno ha la caratteristica di essere l’ultimo. Non per nulla sia ebrei sia cristiani l’hanno assunto anche come figura escatologica (per quanto i cristiani conoscano anche la domenica: primo giorno dopo il sabato). La nostra decisione contiene un auspicio: che il numero di anni che ci sta davanti (che non ci è dato quantificare), dedicati al ripercorrere le «grandi parole» della Bibbia, si inscriva, come i sei giorni dedicati alle opere, in un cammino destinato a concludersi nel riposo del settimo giorno.

Di questo indefinito percorso siamo in grado di indicare le prime tre tappe: sabato (2009); colpa, peccato e trasgressione (2010); di generazione in generazione (2011). E poi? L’ultimo titolo indica un passaggio: un tempo si chiude perché un altro se ne apre. Non ci è dato di fermarci e guardare a quanto abbiamo fatto dicendo che tutto è tov meod. Il nostro impegno come soci e come direttivo perché la Bibbia sia più conosciuta da noi e da altri va portato avanti. Ancora una volta  è buona cosa ripetere con Rabbi Tarfon che non sta a noi completare l’opera, ma non per questo siamo nelle condizioni di esonerarcene (cfr. Pirqè Avot  II,21).                                               

                                                                                                    Il Consiglio direttivo


 

                                                                                                                                                                      

Seminario organizzato da BIBLIA, Associazione laica di cultura biblica.

Patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Grosseto e del Comune di Massa Marittima.

 

5-8 febbraio 2009, Pian dei Mucini (Massa Marittima)

 

PROGRAMMA

Mercoledì 4 febbraio

                                   Arrivo nel pomeriggio del primo gruppo,  sistemazione nelle camere, cena.

                                   Serata: film su Pitigliano.

 

Giovedì 5 febbraio

Ore 07,30-19,00         Visita guidata l’intero giorno a Pitigliano, Sovana (pranzo) e Sorano.

                                  Arrivo nel pomeriggio del secondo gruppo, sistemazione nelle camere, cena.

Ore 21,00                   Il giorno di Dio come giorno delle vittime e della Pace, Massimo Toschi,                                                Assessore alla cooperazione internazionale della Regione Toscana.

 

Venerdì 6 febbraio

Ore 9,00-12,30           L’osservanza ebraica del sabato, rav Joseph Levi, Rabbino Capo di Firenze.

                                  Perché proprio sette giorni? Le origini storiche del sabato, Innocenzo Cardellini,                                   Università Lateranense di Roma.

                                  La donna e il sabato nell’ebraismo,  Milka Ventura, Università di Firenze.

 

Ore 14,30-17,00         Visita guidata in pullman all’Abbazia di San Galgano.

Ore 17,00-19,30        Il sabato della terra (sabato, anno sabbatico, giubileo), Paolo De Benedetti,                                 Istituto Teologico di Trento.

                                Gesù e il sabato, Elizabeth Green, Pastora della Chiesa battista di Grosseto.

                                 

                                Serata libera.

 

Sabato 7 febbraio

Ore 09-13,00              Visita guidata a Massa Marittima.

 

Ore 15,30-19,30         Dal sabato alla domenica, Piero Stefani, Università di Ferrara.

                                  Il sabato come figura escatologica nella letteratura cristiana antica, Antonio Zani,                                    Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.

                           

                                 Serata musicale offerta dal Comune di Massa Marittima.

 

Domenica 8 febbraio

Ore 9,00-13,00           «E il Signore prese fiato» (Es 31,17). Appunti sul sabato nella qabbalà                                    primitiva, Saverio Campanini, Freie Universität di Berlino e Università di                                   Bologna.

                                  Il sabato come tempo interiore, Cristina Simonelli, Facoltà Teologica                                   dell’Italia Settentrionale.

                                  Lo spirito del sabato nell’epoca del weekend, Andrea Grillo, Pontificio                                   Ateneo Sant’Anselmo, Roma.

 

Ore 13,00                   Pranzo e partenza

 

Modera: Marinella Perroni, Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma.

 


INFORMAZIONI

Perché  in Maremma?

«Tutti mi dicon màremma, marémma, ma a me mi pare una maremma amara…»: così risuona un antico canto popolare. In realtà, dopo le bonifiche iniziate nei primi anni del XIX secolo dal Granduca Leopoldo II di Lorena, questa regione che si affaccia sul Mar Tirreno, un tempo paludosa (in castigliano marismas significa palude) e ricca soprattutto di zanzare, di malaria e di stenti, oggi si presenta in tutt’altro modo. Terra rossa, uliveti, vigne, sughereti, colori affascinanti dai forti contrasti, antichi insediamenti preistorici, etruschi, romani, ebraici e medievali, tornati alla luce e ben restaurati, fanno di questa zona un luogo privilegiato per un sereno riposo della mente e dello spirito; una mèta ambita, anche se ancora poco nota e non invasa dal turismo di massa.

Borgo Pian dei Mucini.

Adagiato sulle verdi colline dell’alta Maremma toscana, a quattro km da Massa Marittima, in posizione dominante rispetto alla campagna circostante, immerso nel silenzio della natura, questo vecchio borgo, un tempo colonia ecclesiastica, è stato ristrutturato dal «Venta Club». Composto da vari edifici (la villa padronale fine ’800 con parco annesso, il rustico granaio della villa, una struttura con due torri simmetriche e tante piccole casette moderne), vi si trovano anche una moderna sala convegni, bar, ristorante, piscine, tennis, campi da bocce.

Vi è anche uno «Spazio Benessere» con palestra, massaggi, sauna e bagno turco, al quale si può accedere prima o dopo il convegno, prenotando i giorni e i servizi desiderati direttamente a: Venta Club, Borgo Pian dei Mucini, 58024 Massa Marittima GR, tel. 0566/920100; fax 0566/920100; info@piandeimucini.it.

 
Gite

1. Un trio indimenticabile: Pitigliano, Sovana e Sorano. Si tratta di una lunga gita in autobus (circa 350 km fra andata e ritorno) su strada per un largo tratto comoda, poi stretta e piena di curve. Ma ne vale la pena!

Pitigliano è situata su un promontorio di tufo di una bellezza stupefacente, circondato da valli verdeggianti. Fu sede di un importante sito etrusco di cui restano parti di mura e numerosi necropoli; conserva tracce romane e medievali. Alla fine del XV secolo la città divenne un importante centro ebraico di cui si possono visitare i ricordi: la Sinagoga, l’antica tintoria, il forno per il pane azzimo, il museo di Cultura Ebraica e il cimitero. Altri importanti musei, al chiuso e all’aperto, e antichi palazzi conservano preziose testimonianze sociali, archeologiche ed artistiche di questo borgo ancora oggi noto – oltre che per la sua storia e la sua bellezza – per la produzione del vino (il bianco di Pitigliano e il vino kasher degli ebrei), dell’olio d’oliva extra vergine e di pasticceria di origine ebraica.

Sovana è la patria dell’energico monaco Ildebrando, divenuto poi papa Gregorio VII. Questo solitario paese nei pressi di Pitigliano è in parte abbandonato, ma conserva tutto il suo fascino antico. Vegliato dai ruderi della rocca aldobrandesca, ricorda il suo passato etrusco, romano e medievale. Notevole l’isolata Cattedrale romanica di San Pietro, su una spianata erbosa, e l’antica via principale del borgo con i suoi palazzi, le vecchie case, le bottegucce… e un buon ristorante dove consumeremo il nostro pranzo maremmano.

Sorano. Furono gli etruschi, nel periodo del loro massimo splendore, a far nascere il borgo su una scoscesa rupe tufacea. Divenuto in seguito un importante borgo medievale dotato di fortificazioni, fra cui quella degli Orsini, il monumento più interessante della zona, uliveti, campi di grano e allevamenti di pecore, questo luogo ha mantenuto la continuità con il passato e la sua storica civiltà contadina. Nei dintorni dell’antica Rocca di Vitozza si trova uno dei maggiori insediamenti rupestri del territorio italiano, con grotte utilizzate come abitazioni e altre adibite all’allevamento dei colombi (‘colombari’). Le necropoli, tutte scolpite nel tufo, sono avvolte da una folta vegetazione che ne esalta il misterioso fascino.

2. Abbazia di San Galgano. L'edificio gotico-cistercense è imponente e testimonia la diffusione e il grande seguito del culto di san Galgano (figura leggendaria di un cavaliere turbolento  medioevale  divenuto eremita in questo luogo in seguito a una visione di San Michele Arcangelo). L'abbazia raggiunse, nel Cinquecento un tale potere e una ricchezza  così grande, da scatenare una contesa tra la Repubblica di Siena ed il Papato. Dopo questo periodo di splendore, iniziò quella lenta decadenza che l'avrebbe ridotta ad un grandioso e mistico rudere. Sarebbe diventata cava di materiali edili, depredata ed abbandonata all'incuria. Quel che è rimasto ha acquistato, però, un fascino particolare. Il rudere superstite ammalia e sconvolge precipitando il visitatore in quel Medioevo in cui ha avuto origine. Negli anni immediatamente successivi alla sua morte, venne costruita sull’eremo del santo, poco lontano dall’Abbazia, una chiesetta, meglio nota come «la Rotonda». Si tratta di una costruzione a pianta circolare che racchiude e custodisce la spada che Galgano infisse nella roccia. Lo stile architettonico è romanico-senese, caratterizzato da un susseguirsi di fasce cromatiche alternate bianche e rosse; la stessa successione di colori si ripete nella cupola, creandovi come un movimento di onde che si dipartono dal suo culmine per continuare sulle pareti. Alla Rotonda è addossata una cappelletta detta del «Lorenzetti» per i suoi affreschi che la decorano.

3. Massa Marittima. Città che sorprende per la grande varietà di luoghi di interesse artistico e turistico. La bellezza architettonica e urbanistica del centro e della piazza del Duomo, di forma geometrica stranamente irregolare, racconta i fasti del Medioevo. Si visiterà la ducentesca «fonte pubblica» o dell’Abbondanza con il suo incredibile grande affresco, il Palazzo Comunale a tre piani di bifore, e soprattutto il Duomo, capolavoro dell’architettura romanico-gotica pisana del secolo XII/XIII con il suo ricco interno. La città conserva in percorsi e musei anche il ricordo della sua antica e intensa attività mineraria. Altri luoghi di notevole interesse sono il museo Diocesano e quello Archeologico, la Torre del Cavaliere, il Castello...

 Iscrizione e prezzi.

La pensione completa per persona al giorno è di 60 € in camera doppia e di 75 € in camera singola. La partecipazione al seminario costa 150 € per i non soci di Biblia e di 120 € per i soci, e comprende tutto il programma incluse le due gite a Massa Marittima e a San Galgano, e la cartella del convegno. La gita dell’intero giorno a Pitigliano, Sovana e Sorano, compreso il pranzo, costa 50 € a testa. Per iscriversi occorre mandare l’apposita scheda, debitamente compilata in tutte le sue parti, entro il 30 novembre, insieme alla copia del versamento effettuato del costo della prima notte (restituibile in caso di ritiro entro il 15 gennaio 2009) e a 20 € di anticipo sulla partecipazione, non restituibili in caso di ritiro.

 Come arrivare.

In auto: dalla SS1 Aurelia/E80, uscire a Follonica Est in direzione Massa Marittima; al bivio per Massa Marittima, seguire le indicazioni per Volterra, successivamente per Pian dei Mucini. In treno: stazione ferroviaria di Follonica a circa 20 km; da lì un nostro autobus o dei pulmini (da prenotare) vi porteranno a Pian dei Mucini alle ore 13 circa, con una spesa di circa10 € a testa.


RELAZIONE

Dispersi ma anche raccolti e accolti nel borgo-villaggio di Pian dei Mucini, abbiamo viaggiato e sostato in una Maremma bella, sicuramente più bella che amara, almeno per noi. E siamo rimasti di tufo di fronte a Pitigliano e Sorano, dentro Sovana e la Tomba Ildebranda, davanti a quello che pietre e paesaggi testimoniano e raccontano, alla storia e allo spirito dei luoghi, alle persone; penso a Elena Servi, al suo fare della memoria pane, in Pitigliano, giusto tra i borghi.

Il genio dei luoghi non ci ha mai lasciato e, passando per l’eremo di Montesiepi, a San Galgano ci ha letteralmente investito. A San Galgano, sede negli anni ’70 di quei campi-scout che fecero germogliare l’idea di Biblia nel cerchio vivo di quel gruppo di ragazze e ragazzi che conosciamo ormai quasi bene. Proprio qui, in questa San Galgano senza tetto, senza nulla che chiuda dall’alto: che bel simbolo, e che consegna, ora più di allora, mi viene da aggiungere, in questi giorni.

La sorprendente e imperdibile Massa Marittima ha completato il nostro itinerario di viaggiatori. Ma siamo qui per camminare e sostare anche nel tempo e in un tempo particolare: nella parola Shabbat che il ciclo del tempo istituisce, rinnova, trascende.

Non provo nemmeno a dire delle relazioni magistrali che verranno adeguatamente riproposte dagli atti. Qui vorrei solo rintracciare una sorta di filo guida, non unico e omogeneo, un intreccio piuttosto di spezzoni di fili diversi che mi è parso, di relazione in relazione, farsi via via più consistente, grazie a ogni singolo pezzo, grazie all’insieme.  

Fili-segmenti a comporre e mappare i tanti sensi dello Shabbat. Provo a dirli così: uno è  Sete-di-cielo-e-di-terra che la luna guarda e lascia guardare; un altro Gesti-di-donne attorno alle due luci del ricordare-osservare; un altro Percepire-le-soglie; un altro Tenerezza-della-terra-e-degli-animali; un altro Sciogli-quel che è legato, Riavvicina-quel che è separato; un altro  Tensione-e-limite-alla- somiglianza-perché-non-sia-sostituzione; un altro Riparare-morire- risorgere; un altro Cessa-dal-tuo-creare, Riconosci-creaturalità; un altro Unione-e-taglio-per-fare-patto, Aggiungere-e-togliere; un altro Rito-mediazione e apertura al senso ultimo. E un altro ancora, quasi riassuntivo: Giù-le-mani. Giù le mani dal tempo, dal tempo che prende corpo e forma e misura nel mistero di ogni nascere-vivere-morire, Giù le mani.

Nel succedersi delle relazioni abbiamo camminato  verso lo Shabbat, nello Shabbat abbiamo sostato e ne siamo usciti. Ma lo Shabbat è più di un giorno ed è più del giorno che pur sostiene il continuum e la ciclicità temporali. Lo Shabbat è tempo-qualità, sospensione del tempo a rigenerare il tempo e l’essere nel tempo.

Nella celebrazione ebraica, un profumo accompagna il finire dello Shabbat: consola del finire ed è congedo. Lo Shabbat si attende e prepara, si vive e contempla, e si lascia andare perché ritorni.

Il nostro è stato un lungo Shabbat.

Giusi Quarenghi

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