(dal 21 al 25 Agosto)
"Ti farò mia sposa per sempre": il messaggio
di Osea.
Relatori: prof. PAOLO DE BENEDETTI, docente di Giudaismo
(dal 25 al 29 agosto)
"Poiché (già) molti hanno posto mano"
: Luca, il terzo Vangelo
Relatori: prof. don PIETRO
LOMBARDINI,
biblista, e
JÜRG KLEEMANN,
pastore luterano
Bibliografia: G. BERNINI, a cura di, Osea, Michea, Nahum,
Edizioni Paoline, Roma 1970; A. FANULI, Osea, il profeta dell'amore,
Michea, l'uomo dalla coscienza profetica, Queriniana, Brescia 1984;
G. RAVASI, Osea, in Nuovo Dizionario di Teologia, Edizioni
Paoline, Cinisello Balsamo 1988, pp. 1051-1055; S.P. CARBONE e G.RIZZI,
Osea.
Lettura ebraica, greca e aramaica, EDB, Bologna 1992; J. DENNIS e D.J.
McCARTHY, Osea, in Grande Commentario Bibdico, Queriniana,
Brescia 1973, pp. 326-341; B.MARCONCINI Osea, in Profeti e Apocalittici,
Elle Di ci, Leumann 1995, pp. 75-83; L. ALONSO SHOEKEL e S. DIAz, Osea,
in I Profeti, Borla, Roma 1989, pp. 971-1045.
Ed ecco quanto ce ne riporta il Socio Guido Ziffer :
Nella bella cornice della Maiella, a 1000 metri sul mare, nell'albergo
Scoiattolo Nero a Campo di Giove, in un bosco di tre ettari con una piscina
riscaldata a cielo aperto, oltre 60 partecipanti, in massimo parte italiani
e soci di Biblia, hanno avuto nel nostro Vice Presidente Paolo De Benedetti,
coadiuvato da Pietro Lombardini 1'ultimo giorno, un maestro come sempre
sapiente e affascinante per la lettura e il commento del battistrada dei
dodici profeti brevi del Primo Testamento. Altrettanto felice si è
rivelata la novità introdotta quest'anno di qualche intervento di
quei partecipanti che avevano preparato alcune brevi riflessioni e annotazioni
su singoli passi del profeta. Delle tre sezioni della Bibbia ebraica, il
Tanak, gli scritti profetici, i Neviim, sono al secondo posto, dopo la
Torà e prima degli Scritti; il profeta è la coscienza critica
del presente ed è uomo della memoria e della speranza. I profeti
non aggiungono nulla, ma ravvivano il fuoco che si sta spegnendo: essi
sono la Torà orale.
Con una testimonianza di alto profilo, Osea, vissuto nel-1'VIII
secolo a.e.v. nel regno ebraico scismatico di Samaria, separatosi da Giuda
dopo la morte di Salomone, si colloca in un contesto forse ancora di monolatria,
in cui gli dèi sono tanti ma se ne deve adorare uno solo, in quel
processo, iniziato da Mosè, che condurrà al monoteismo il
popolo eletto.
La raffigurazione dell'alleanza tra Dio e Israele, modellata sul
Sinai quasi come rapporto politico, viene qui rappresentata quasi come
una relazione d'amore tra due persone, con un tema nuziale che non solo
verrà ripreso dai profeti successivi, ma costituirà poi un
simbolo significativo per il Nuovo Testamento, con ripetuti e ribaditi
richiami alla misericordia di Dio.
Dalla ventina di citazioni e allusioni da Osea del Nuovo Testamento
(i quattro evangelisti, Pietro e Paolo) cinque paiono particolarmente significative:
«Misericordia io voglio e non sacrificio» citata (Os
6,6) testualmente ben due
volte da Matteo (9,13; 12,7),
nonché «e il terzo giorno ci farà risorgere»
(Os
6,2) ripresa sia da Paolo «Cristo morì... fu
sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture»
(1
Cor 15,4) che da Luca «il Cristo dovrà patire e risuscitare
dai morti il terzo giorno»
(Lc 24,46),
così come noi recitiamo durante la messa nel credo niceno-costantinopolitano
«Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture».
Un'immagine oseana che avrà una fortuna enorme è quella
della vigna (Os 10.1), mentre 1'altra
espressione oseana «seminare vento e raccogliere tempesta»
(Os
8,7) è da tempo divenuta di uso corrente nella lingua italiana;
ma ciò succede anche per un certo numero di altri passi primotestamentari.
Con Osea, profeta dell'amore, si ha una evoluzione profonda e importante
nel pensiero biblico primotestamentario, passando da un aspetto di diritto
(sinaitico) a quello del cuore: il legame diviene di amicizia. benevolenza,
tenerezza; Dio è uno sposo amoroso, un padre generoso.
Un'ultima annotazione, emersa non durante il seminario, ma da successive
letture bibliche: un collegamento forse non casuale tra Osea, Gesù
e Giosuè. Così come il nome di Gesù viene da Giosuè,
così la settima volta che nel Primo Testamento (Num 13,8)
si parla del successore di Mosè, enumerando tutti i capi degli Israeliti,
si dice testualmente «per la tribù di Efraim, Osea figlio
di Nun» e più avanti. nello stesso capitolo 13, al versetto
13«Questi
sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese.
Mosè diede a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè».
Bibliografia: J.N. ALETTI, L'arte di raccontare Gesù
Cristo, Queriniana, Brescia 1991; H. CONZELMANN, Il centro del tempo.
Studi sulla teologia di Luca, Piemme, Casale Monferrato 1996; B. CORSANI,
Marco,
Matteo, Luca , (Testimoni della verità), Claudiana, Torino 1982;
O. DA SPINETOLI, Luca. Il vangelo dei poveri, Cittadella, Assisi
19842~ R.FABRIS, II vangelo di Luca, in AA.VV., I Vangeli,
Cittadella, Assisi 1975 (rist. 1982); J.A. FITZMYER, Luca teologo,
Queriniana, Brescia 1991; C. GHIDELLI, Luca (NVB 35), Ed. Paoline,
Roma 19782;
M. GOURGUES, Le parabole di Luca, ElleDiCi, Torino 1998; G.
LOHFINK, La raccolta di Israele, Marietti, Casale Monferrato 1983;
L. MONLOUVOU, La preghiera secondo Luca, Ed.Dehoniane, Bologna 1979;
J.RADEMAKERS- P. BOSSUYT, Lettura pastorale del vangelo di Luca,
Ed. Dehoniane, Bologna 1983; C.STUHLMÜLLER, Il vangelo secondo
Luca, in AA.VV., Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia
1974, pp. 969-1035.
Ed ecco quanto ce ne riporta il Socio Cesare Gallazzi:
Nella sua peregrinatio tra i libri neotestamentari, Biblia è
arrivata questa estate a presentare ad amici e associati il vangelo di
Luca nell'incontro estivo di Campo di Giove. Guide (per i 55 presenti)
don Pietro Lombardini (dL), del seminario vescovile di Reggio Emilia, e
Jürg Kleemann (pK) già pastore luterano a Firenze e attualmente
pastore in carica a Venezia.
All'inizio delle lezioni don Lombardini presenta subito, dell'opera
che andiamo ad affrontare, autore, linee direttrici e criteri del nostro
approccio. Il terzo vangelo è attribuito a Luca, più probabilmente
è di un anonimo autore di cui però è possibile individuare
personalità e cultura: indubbiamente un uomo colto, un `'gentile",
un "timorato di Dio" che ha incrociato la via di Gesù, un autore
che scrive con 1'intento di proporci "una storia giudaica messa in moto
dallo Spirito Santo".
Luca scrive verso il 90 d.C., in tempi in cui il popolo ebreo si
sta riprendendo dalla tragedia degli anni 67-70, ma che sta ancora vivendo
nel suo profondo quei rigurgiti che porteranno alla catastrofe del 135
d.C. Quasi sicuramente deve aver conosciuto quella raccolta di detti sulla
vita e insegnamenti di Gesù assorbiti nei vangeli e a noi non pervenuti;
deve aver conosciuto 1'opera di Marco: non dimostra di conoscere le lettere
di Paolo (e forse non ha mai conosciuto 1'apostolo).
Nella sua opera c'è un disegno: "vedere come il progetto
divino si fa avanti nel popolo di Abramò" e "come la volontà
di Dio sempre avanza nella storià".
Il nostro approccio al terzo vangelo non potrà essere sistematico
con puntuale percorso dell'intero testo: andremo a cogliere, per episodi
significativi ed emblematici, alcune delle connotazioni principali e per
ognuno delle grandi ripartizioni dell'opera coglieremo particolari aspetti.
Vangeli
dell'infanzia (che il relatore estende fino a 4.13). Luca, da uomo
colto, imposta letterariamente il suo vangelo sulla falsariga dei classici
greci, anteponendo un prologo al racconto vero e proprio. Una vera ouverture
(dice dL) che anticipa e sintetizza il contenuto del testo. Coerentemente
al suo credo, Luca ci presenta un quadro in cui per un verso preannuncia
la nascita miracolosa per intervento divino, la genealogia davidica e il
battesimo da parte del Battista con protezione dall'Alto, e per altro verso
anticipa 1'annuncio ai pastori. Tutti i grandi personaggi biblici (il primogenito
di Abramo, Mosè, Sansone. Samuele, sino al Battista) hanno una nascita
difficile propiziata dall'intervento dall'Alto: non poteva certo fare eccezione
la nascita di Gesù, esaltata però - in Luca -dalla larga
presenza di angeli, i mediatori di Dio secondo la tradizione apocalittica.
La genealogia di Gesù in Luca non solo raggiunge Abramo (a inserirsi
nella profezia messianica di Natan) ma viene spinta sino alle origini del1'umanità,
a proclamare - al di là della coerenza logica che evidentemente
è fuori discussione - il nuovo Adamo.
E 1' annuncio di tanto evento è fatto ai pastori, alle persone
più umili e meno considerate dalle categorie sociali: in
una anticipazione delle connotazioni del futuro popolo messianico,
che sarà costituito in prevalenza da persone semplici e umili. Il
coro dell'esercito celeste a supporto dell'annuncio ai pastori, normalmente
a noi proposto bipartito: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e in terra
pace agli uomini che egli ama". potrebbe essere portatore di una particolare
tematica lucana se proposto e letto in una tripartizione: "Nell'alto dei
cieli gloria a Dio; sulla terra pace; tra gli uomini amore". Il leit-motiv
lucano dell'amore tra le genti troverebbe qui una significativa anticipazione
ed esternazione.
Viaggio verso Gerusalemme. La parte innovativa del testo
lucano, basata su episodi per i quali in genere non si trovano riferimenti
in Marco e per i quali i numerosi riferimenti in Matteo avvengono in tutt'altro
contesto, è la parte centrale, il cosiddetto "inserto lucano". da
9,57 a 18,14, nella quale sulle tappe di un viaggio di Gesù verso
Gerusalemme si articola la teologia di Luca e non solo. Consapevole del
pericolo e del suo tragico destino, Gesù si muove verso Gerusalemme
per portare a compimento il piano divino di salvezza: e da Gesù
una serie di insegnamenti che escono da un quadro teologico in riferimento
ai comandamenti base - in chiave lucana - dell' amore tra gli uomini e
del rispetto per gli umili, per coinvolgere 1'apostolato della sua parola
e la vita della nascente comunità cristiana. Anche qui pochi significativi
commenti. Innanzitutto pK ha sottolineato 1'aspetto e significato di "viaggio''
di questa parte del racconto di Luca. È un andare - su una strada
illuminata nel caso specifico - che postula 1'abbandono delle iniziali
posizioni per acquisire quelle delle mete raggiunte. Lungo questa "strada"
piace notare la parabola del Samaritano che nel suo essere "altro" rispetto
al denudato e ferito della parabola, non esita a farsi prossimo del malcapitato:
con 1'esaltazione di due tematiche fondamentali di Luca, 1'amore incondizionato
verso 1'uomo in quanto tale e 1'universalità dell'insegnamento di
Gesù. Altra sottolineatura sul basilare avvio del1'inserto lucano,
la sequela di Gesù (9,57). La
dura e incondizionata soluzione di Luca è quella del totale abbandono
di ogni cura terrena per chi vuol seguire il Messia.
Per l'ultima delle parti in cui è normalmente diviso il testo
del terzo vangelo, Passione e Risurrezione, il nostro approccio
è per un solo fondamentale avvenimento: il viaggio verso Emmaus.
una vera e propria chiave di lettura di tutte le scritture del Nuovo Testamento.
La tragedia che sconvolge i discepoli non dovrebbe essere un evento inaspettato:
la crocifissione del Messia nel progetto salvifico di Dio era predetta
nelle Scritture e la loro conoscenza avrebbe dovuto preparare al triste
evento e a meglio conoscere il Cristo. E' dovuto invece arrivare un occasionale
compagno di viaggio per aprire gli occhi e portare a fondamentali scoperte
e a far "risorgere" il Cristo agli occhi dell~umanità (con un lento
processo che perdurerà sino ai tempi di Luca, farà notare
qualcuno dei presenti e che porterà a individuare in Gesù
dal Rabbi vivente il Messia crocifisso e poi il Signore e al figlio di
Dio).
Il seminario è stato anche chiarificatore dell'impatto con
il mondo esterno che ha avuto il vangelo di Luca. I "distinguo" del testo
tra mentalità ebraica ed esigenze più generali (più
universali) non devono essere interpretati come contrapposizioni animate
da un antigiudaismo dell'autore. Il cristianesimo nasce in ambito giudaico
e lentamente la differenziazione delle posizioni si fa più netta.
Lo sforzo degli evangelisti - e specie di Luca - è di rompere senza
animosità di sorta certe barriere culturali ritenute troppo strette
e di indirizzare verso soluzioni più aperte: come del resto anche
la situazione politica del momento (dominata dall'imperialismo romano di
cui Israele, anche se contro voglia, faceva parte) richiedeva.
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