L'AMORE DEL PROSSIMO:

COMANDO DI DIO , IMPEGNO DELL'UOMO

Gentile da Fabriano (1425), San Nicola dona di nascosto tre borse d'oro a un nobile caduto in miseria perché questi possa maritare le figlie.

Pinacoteca vaticana.



Convegno organizzato da BIBLIA, Associazione laica di cultura biblica,
in collaborazione con l'Istituto dei Ciechi di Milano
Patrocinio e sostegno del Ministero dei Beni Culturali
Patrocinio della Provincia di Milano
Si ringrazia la Fondazione CARIPLO


11-13 novembre 2005

Istituto dei Ciechi, via Vivaio 7, Milano - tel.02772261
 


"L'amore del prossimo: comando di Dio, impegno dell'uomo"

Regola d'oro: "non fare agli altri ciò che non vorresti che gli altri facciano a te". Qualcuno però la chiama argentea riservando il metallo più prezioso alla sua versione affermativa che impone di fare agli altri quanto si vorrebbe fosse fatto a noi. Questi principi si trovano in molte religioni e culture. La Bibbia propone anche altre formulazioni, in particolare il comando: "ama il prossimo tuo come te stesso". Esso, a differenza di quanti molti ancora credono, non è una novità portata da Gesù. Questo precetto infatti è già formulato in modo esplicito nella Bibbia ebraica (cfr. Levitico 19,18).
Amare gli altri e il proprio prossimo sembra dunque una regola universale. Essa però ha in sé qualcosa di sconcertante. Non si tratta solo del fatto che l'amore è comandato, quindi situato nell'ambito delle opere e non dei sentimenti: quanto davvero turba è che questo precetto ha avuto e ha nella storia, accanto a conferme grandiose, pure smentite atroci. Le realizzazioni attuate in nome dell'amore del prossimo segnano le pagine più alte del cammino umano, ma innumerevoli, sotto tutte le latitudini e in tutte le epoche, sono stati e sono i frutti perversi dell'odio dell'uomo contro l'uomo. Indagare su questo nodo e cercare di far prevalere le ragioni della comprensione e della solidarietà è dunque compito di perenne attualità.
Il convegno di Biblia si assumerà proprio questo impegno; lo farà indagando su pagine bibliche, scorrendo i modi in cui esse sono state riprese in varie confessioni religiose, dando spazio a voci laiche e a testimonianze legate a concreti esempi di solidarietà e di difesa dei diritti del nostro prossimo.


Programma

Venerdì 11

11,30 - Prima dell'inaugurazione del Convegno, nella stessa Sede dell'Istituto dei Ciechi in Via Vivaio 7, GAD LERNER, SALVATORE NATOLI, GIANFRANCO RAVASI presenteranno ufficialmente ai mass-media l'appello di BIBLIA, Bibbia e scuola. Il suo scopo è di incrementare quantitativamente e qualitativamente la presenza della Bibbia nella scuola italiana.


N.B.- Il programma definitivo del Convegno ha dovuto subire alcune altre modifiche, che troverete nella Locandina distribuita ai partecipanti: da essa potrete anche estrarre le sintesi - abstracts - di quasi tutte le Relazioni svolte


15,30 Saluto delle autorità
16,00 "L'amò come se stesso" (1Sam 18,1): grandi esempi di amore del prossimo nella Bibbia, GIANFRANCO RAVASI.
"Amerai il tuo prossimo come te stesso: io sono il Signore" (Lv 19,18): si può comandare l'amore?, MARIA CRISTINA BARTOLOMEI. (1)
"A chi aveva fame ella porgeva la mano, a chi aveva sete ella porgeva la mano" (poema ugaritico): tra solidarietà tribale e comando divino nel Vicino Oriente del III e II millennio a.C., PELIO FRONZAROLI.

19,30 Cena a buffet presso l'Istituto dei Ciechi.
21,00 Chiesa di San Lorenzo alle Colonne: visita guidata da STEFANO LEVI DELLA TORRE e concerto del complesso vocale Syntagma diretto dal maestro ANTONIO SCAIOLI.

* * *

Sabato 12

09,00 La responsabilità nei confronti dell'altro: una prospettiva laica, SALVATORE NATOLI.

"Sono forse il custode di mio fratello" (Gen 4,9), PAOLO DE BENEDETTI.
"Se amate quelli che vi amano che merito avete?" (Mt 5,46), YAN REDALIÉ.
 

12,30 Pranzo libero.

15,30 "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare" (Mt 25,35): le opere di misericordia nelle tradizioni cristiane, PIERO STEFANI. (2)
"Non è credente nessuno di voi, finché non ama per suo fratello quel che ama per sé": detto del Profeta Muhammad, PAOLO BRANCA.
"Quel che è odioso a te non farlo neppure al tuo compagno: questa è tutta la Torà" (dal Talmud): l'amore del prossimo nell'ebraismo postbiblico, AMOS LUZZATTO.

20,30 Cena sociale presso il Jolly Hotel Touring, via U. Tarchetti 2.

* * *
Domenica 13

09,30 Solidarietà, equità e giustizia, tavola rotonda moderata da LAURA NOVATI, con la partecipazione di: MARIA TERESA SPAGNOLETTI (magistrato); MARCO GRAZIOLI (avvocato); ANGELO BAZZARI (Fondazione don Carlo Gnocchi); FABIO SILVA (microcrediti); BRUNO SEGRE ("Parent's Circle").


N.B. - Variazioni al Programma (al 20/9/05):

(1) - Sostituita da PIERO STEFANI

(2)  - Sostituito da NINA KAUCHTSCHISWILI (soprattutto per quanto concerne la parte ortodossa della misericordia)


 

Iscrizione

Inviare la scheda debitamente compilata in tutte le sue parti a Biblia, via A. da Settimello 129, 50040 Settimello FI, insieme all'anticipo di 30 € a testa, non rimborsabili in caso di ritiro. La quota di partecipazione è di 80 € a testa, mentre per i Soci di Biblia e per i giovani è di 60 € a testa, e per i residenti a Milano di 30 €.

Soggiorno

Si può prenotare, usando la scheda d'iscrizione, il pernottamento a Milano presso uno dei seguenti luoghi:
- Jolly Hotel Touring, via U. Tarchetti 2, tel. 02/63351 (metropolitana linea 3 gialla, fermata Repubblica o Turati); 70 € a testa per notte in camera doppia o 100 € per notte in camera singola, con prima colazione;
- Ostello Scout, via Burigozzo 11, tel. 02/58314675 (metropolitana 3 gialla, fermata Missori, poi due fermate del tram 15 direzione Gratosoglio); 18 € a testa in camerate, senza prima colazione.
In entrambi i casi occorre mandare l'intero importo a Biblia insieme alla scheda d'iscrizione entro il 15 settembre: dopo tale data non possiamo garantire nessuna prenotazione alberghiera! La somma pagata per l'albergo sarà restituita totalmente in caso di cancellazione entro il 10 ottobre, ma soltanto la metà se il ritiro avviene entro il 24 ottobre; dopo tale data non è più rimborsabile.

Pasti

Cena di venerdì sera, a buffet, presso l'Istituto dei Ciechi, 20 €; cena sociale presso il Jolly Hotel, 25 €. I pasti summenzionati devono essere prenotati sulla scheda d'iscrizione, ma andranno pagati in loco.

Segreteria del convegno

- BIBLIA, via A. da Settimello 129, 50040 Settimello FI; tel. 055/8825055; fax 055/8824705; e-mail: biblia@dada.it; sito: www.biblia.org
- In loco: Giuliano Bertoni, tel. 02/58311443.


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RELAZIONE

    È difficile esprimere in breve l'essenza di questo convegno, molto ricco dal punto di vista umano e spirituale per gli argomenti toccati e la capacità con cui tutti i relatori hanno saputo volare alto. Li ringrazio indistintamente per quello che ci hanno dato anche se io mi limiterò a ragguagliare per esteso solo alcuni interventi. La scelta dipende solo dalla capacità personale di organizzare i ricchi appunti e non esprime certo un giudizio di valore. Voglio però almeno nominare i nomi dei relatori di cui non sono riuscita a riassumere gli interventi: Pelio Fronzaroli, Paolo Branca, Amos Luzzatto, Nina Kauchtschiswili, Bruno Segre, Fabio Silva, Angelo Bazzari.
    

    Mons. Ravasi ha ritenuto significativo approfondire da un punto di vista teologico quattro significati della parola 'prossimo' strutturandoli in una mappa riferita ai quattro punti cardinali. A oriente ha collocato la teologia dell'amore del prossimo: Dio è amore (1Gv 4,8) e da Dio che ama l'umanità, deriva l'umanità che ama. A sud ha collocato l'analisi di alcune parole dell'amore. A proposito della parola 'prossimo' ha sottolineato come nella parabola del Buon Samaritano la domanda oggettiva dello scriba «chi è il mio prossimo?» si trasformi, alla fine, nella domanda soggettiva di Gesù «chi è diventato prossimo nei confronti dell'altro?». Questa mutazione indica che solo diventando prossimo si può veramente capire chi è il prossimo. Infine 'eros' significa desiderio, aspirazione e tensione verso l'altro, conquista, affermazione determinata dalla bellezza della persona amata. 'Agape' è sacrificio, donazione, via di Dio verso l'uomo che viene trasformato, è grazia, è amore disinteressato, è amore che crea la bellezza della persona amata. Questo connubio di eros-agape è magistralmente evidenziato nel Cantico dei Cantici. A nord ha collocato: «i numeri dell'amore». Contro la negazione dell'amore che è la spirale della violenza il Vangelo incrementa fino a 70 volte 7 l'obbligo di perdonare (Mt 18,22). In Es 21-23 vi sono norme di giustizia retributiva come 1 a 1, occhio per occhio, dente per dente - ma le guerre non seguono queste leggi perché il nemico distrugge molto di più per vincere l'altra parte. Estendendo questa equazione 1 a 1 al positivo, abbiamo «ama il prossimo tuo come te stesso». L'ultima equazione è quella del 3 a 1000 nella frase il primo numero si riferisce alla punizione, il secondo alla misericordia (Es 20, 5-6). Infine a ovest ha collocato i volti dell'amore che sono: l'amore ecclesiale, l'amore fraterno, l'amore materno e paterno portando per esempi la concubina di Saul che veglia i cadaveri dei propri figli giorno e notte tutelando i cadaveri dagli attacchi degli animali rapaci, Davide che si dispera davanti al cadavere del figlio Assalonne, l'amore fraterno fra Gionata e Davide.
 

    Salvatore Natoli nella sua relazione «La responsabilità nei confronti dell'altro: una prospettiva laica», ci ha spiegato che il termine moderno di 'laico' nasce in contrapposizione al clero allorché non viene più accettata la mediazione sacerdotale nell'interpretazione del testo biblico. Essere laici è il diritto di essere liberi e criticamente adulti per meditare tutti insieme sulla fonte della vita della salvezza senza che alcuno imponga il monopolio sulla verità. Nel Vangelo di Luca, Gesù all'inizio della sua vita pubblica va nella sinagoga di Nazareth, apre il rotolo, legge e commenta (Lc 4,16-21). Ci può essere una condotta laica nel perfetto credente e per converso, ci può essere, in chi non fa riferimento a rivelazioni religiose, un atteggiamento religioso.
 

    Due spunti dalla relazione di Piero Stefani, intitolata «Amerai il tuo prossimo come te stesso: io sono il Signore. Si può comandare l'amore?». La regola d'oro sia nella forma negativa «Non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te» sia in quella affermativa «fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te» non equivale a dire: fai agli altri quello che fai a te stesso. Vuole dire: fai agli altri quello che tu desideri che gli altri facciano a te. La responsabilità è perciò sempre dell'altro verso di te e tua verso l'altro. Per questo si è di fronte a un comando legato alla reciproca alterità, altrimenti ci sarebbe solo una reciproca limitazione. «Ama il prossimo come te stesso» (Lv 19,18). Nel precetto del Levitico il verbo amare regge eccezionalmente il dativo. Ciò avviene perché ha a che fare con l'operatività. Il comandamento infatti significa: agisci amorosamente verso il tuo prossimo. «Come te stesso» indica l'uguaglianza di condizione, non una determinata quantità di amore.
 

    La relazione «Se amate quelli che vi amano che merito avete?» era affidata a Yan Redalié. Le sue parole mi hanno molto affascinato e mi hanno fatto cadere un velo rispetto l'alterità di Dio così come si presenta nel terzo capitolo della Genesi: essa è un limite al centro del giardino. Infatti il racconto pone il limite del divieto di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male, al centro del giardino. Non è un limite alla periferia, né un recinto. Dunque la struttura stessa della libertà che non è infinitamente espansiva ma è limitata al centro. Questo limite posto al centro rimanda all'altro che è Dio, mentre la tentazione rappresentata dal serpente nega questo limite al centro e nega la differenza fra Creatore e creatura. «La mia libertà finisce dove inizia quella dell'altro» non ha riscontro nella struttura delle creature del giardino dell'Eden che al contrario sostiene: la mia libertà comincia dove comincia la libertà dell'altro. Anche la felicità della coppia di innamorati dice questo, perché non vive di libertà consecutive ma di libertà contemporanee; è da qui che derivano le difficoltà della coppia, le difficoltà dell'amore dei genitori verso i figli, le difficoltà dell'amore nella mia libertà. L'altro lo incontro non come limitazione dell'espansione di me stesso, bensì lo incontro in partenza come costitutivo della mia libertà, come me stesso. La legge si mette nella prospettiva a partire dall'altro, rappresenta sempre l'altro, come limite invalicabile in mezzo alla mia attività: non uccidere, non rubare…Dunque il limite al centro è buono però è sempre a rischio di essere spostato alla periferia, di diventare recinto, categoria, segregazione, giudizio sugli altri che sono diversi, che sono esclusi. Questa perversione possibile del limite viene affrontata nelle antitesi del sermone sul monte. L'ideale di perfezione in Matteo è il passaggio da una logica dello scambio a una logica del dono e rimette tutta la fiducia in Dio. La legge è una risposta data in anticipo a tutte le questioni implicite dell'uomo ma non può raggiungere la singolarità di ogni situazione perciò il senso della legge viene messo sempre alla prova nei casi che si presentano fra la vita e la morte. Nella storia del samaritano il fatto improvviso, inaspettato, dirotta il percorso previsto e questa parabola quindi si presenta come riferimento per inventare ed essere creativi sulle risposte da dare. Il maestro della legge viene invitato a fare il giro per questa storia per essere in grado di creare la risposta da dare alla situazione.
 

    La tavola rotonda su «Solidarietà, equità e giustizia» che ha avuto come moderatrice di tutto rispetto la bravissima Laura Novati, ha entusiasmato tutta la platea. Maria Teresa Spagnoletti ci ha conquistati per la sua umanità, simpatia e competenza. Dopo averci introdotto dettagliatamente in quelli che sono i suoi doveri nello svolgimento del suo lavoro di magistrato nel tribunale minorile di Roma, ha sviluppato il suo intervento sul rapporto fra giustizia e misericordia. «Farsi portavoce di un Dio che è giustizia e perdono, Padre e Madre, dare testimonianza della sua giustizia e della sua misericordia; unire l'amore di Dio e il timore di Dio, l'uno corrisponde alla misericordia di Dio, l'altro alla sua giustizia. Lo squilibrio fra questi, è sempre a favore della misericordia». Questa frase riassume il suo operato perché unire questi due principi vuol dire essere una persona giusta. Misericordia non vuol dire buonismo, significa riconoscere l'altro come persona, capacità di ascoltare i bisogni dell'altro. La relazione è sbilanciata e non facile; da una parte c'è il giudice, dall'altra il ragazzetto che ha commesso reato e che parla magari un'altra lingua. Il compito difficile del giudice è di stabilire con l'altro una relazione significativa, per poter poi dare una risposta di giustizia che tenga in sé la misericordia e ristabilisca regole che si sono interrotte. Se nei minori manca il senso delle regole ciò probabilmente avviene perché gli adulti non sono stati in grado di far capire loro che esistono e che hanno un significato e vanno rispettate. Beati quei ragazzi che riescono a capire che la propria libertà non deve invadere la libertà dell'altro. Bisogna anche essere capaci di dire no e quando un giovane ha un comportamento errato, la giustizia esige una sanzione per questo comportamento attraverso una risposta che possa ristabilire l'equilibrio e possa ricreare delle relazioni interrotte. La risposta della misericordia è invece essere capaci di rischiare, di dare fiducia a questi ragazzi, anche se ci sono e ci saranno fallimenti, perché solo attraverso i fallimenti di uno, dieci, cento, si riuscirà a ricondurre un ragazzo a dei rapporti veri.
 

    Marco Grazioli si occupa della comunità chiamata «La città dei ragazzi» che accoglie adolescenti stranieri provenienti da ogni parte del mondo e in fuga da realtà familiari e sociali ostili. Sulla sua relazione ci sarebbe da dire molto ma mi limito a riportare quattro frasi da lui citate. Una è dell'artista colombiano Botero: «Bisogna costruire qualcosa di molto circoscritto, qualcosa che si capisce benissimo per essere capito da tutti». Un'altra è di Brecht: «ci mettiamo dalla parte del torto non avendo un altro posto in cui sederci». La terza è di Renoir: «il fascino della bellezza viene dalla diversità», l'ultima è di Enzo Bianchi: «La chiave di lettura di ogni esistenza umana è il rapporto con l'altro, comunione attraverso il conflitto, comunione nella diversità». Questi ragazzi, come tutte le persone, hanno diritti e doveri. I diritti sono gli stessi di ogni altra vita umana. Attraverso i doveri si intende invece portarli quotidianamente e costantemente a una crescita di responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Grazioli ha citato infine un proverbio etiope: «Il mondo non ci è stato lasciato dai nostri padri, ci viene dato in prestito dai nostri figli».
 

    Fra le tante conclusioni che ho tratto, quella che emerge dalle sintesi degli interventi, specie di Redalié, di Spagnoletti e Grazioli, è che la legge, nel suo significato sia teologico sia umano, è una realtà veramente buona, ma per raggiungere la perfezione nella sua applicazione pratica ha bisogno di un apporto creativo nella sua interpretazione, in modo da arrivare a trovare la soluzione più giusta per il singolo individuo, quindi per il prossimo che siamo tutti noi.

Carla Tendi