QUINTO CORSO DI GRECO BIBLICO

Introduzione
- di Guido Ziffer -


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Completata nei corsi del 96, 97 e 98 la lettura greca e 1'esegesi di Marco e iniziato nel 99 Giovanni, quest'anno ne svilupperemo in modo organico la lettura con Angelo Meriani, ricercatore di lingua e letteratura greca. e 1'esegesi con Luca De Santis, affascinante maestro del primo e secondo corso.
Nelle precedenti introduzioni ai corsi di greco avevo già fatto riferimento a Giovanni, massimo teologo insieme a Paolo del Nuovo Testamento: pertanto aggiungerò solo alcune annotazioni. La Buona Novella secondo Giovanni è il terzo testo evangelico per lunghezza, con 15.416 parole ma con un lessico di appena 1.011 vocaboli. Mentre Luca conta 2.055 parole distinte su un totale di 19.428. Matteo 1.619 su 18.305 e Marco 1.345 su 11.229. Tuttavia le 1.011 parole giovannee sono usate con una visione e una avvincente genialità tale da far dire paradossalmente al grande intellettuale cristiano di Alessandria d'Egitto, Origene, che nessuno mai potrà coglierne pienamente il senso profondo e riposto. Secondo una delle ipotesi più accreditate, Giovanni scrive il suo evangelo per i cristìani di matrice ebraica della diaspora in Asia minore. Il testo canonico a noi giunto è la seconda redazione, ampliata e riveduta, della sua opera. Vi sono infatti due conclusioni e inoltre, nel corpo di tutto l'evangelo, vi sono vari midrashim, spiegazioni il più delle volte molto brevi delle usanze ebraiche: quasi a significare che se la prima edizione dell'evangelo era destinata quasi esclusivamente a giudeo-cristiani, la seconda si rivolge a un pubblico più vasto, comprendente anche i cristiani ellenisti.
Inoltre Giovanni non solo è il più accurato dei quattro evangelisti nel fissare la cronologia dei fatti di Gesù, ma precisa e aggiunge elementi rispetto a quanto narrato dai tre sinottici, sicché appare chiaro il suo disegno di dare assetto geografico, cronologico e storico alla Buona Novella predicata da Gesù.
Già discepolo di Giovanni il Battista, Giovanni segue giovanissimo Gesù, lasciando il ricco padre Zebedeo. Insieme al fratello Giacomo e a Cefa, Giovanni è il discepolo preferito da Gesù e dopo la morte del Messia diviene il collaboratore preferito di Cefa.
La tradizione gli attribuisce 5 dei 27 testi neotestamentari: le 3 lettere, la Rivelazione o Apocalisse e 1'Evangelo: forse non è proprio così, ma anche nel Primo Testamento Isaia raccoglie sotto il suo nome almeno tre differenti autori.
Il suo Prologo, che inizia con le stesse parole greche del1'inizio in ebraico del Primo Testamento, «En arché» «Bereshit», è stato letto e commentato al quarto corso del 1999. Innumerevoli i riferimenti, diretti e allusivi, che nell'arco dell'intera sua opera Giovanni fa, sempre con grande acume e spesso con ironia, al Primo Testamento: solo da Gv 1,1 a Gv 5,22 ve ne sono almeno 31.
La lettura greca permette di meglio intendere, comprendere e interpretare i riferimenti sia diretti che indiretti: «cathòs» «proprio come» introduce ad esempio citazioni testuali. Ma è nella parte finale dell'Evangelo, il giorno della risurrezione, il sepolcro vuoto, da Gv 20, 1 in avanti. che la lettura in greco è essenziale per una molto maggiore e migliore comprensione del testo: tutti quei verbi, che quasi sempre sono tradotti con vedere, in realtà stanno per guardare, osservare, notare e quant'altro, poiché Giovanni usa parole greche diverse. Infine un'ultima annotazione conclusiva: molti esegeti parlano dello stile a ondate di Giovanni, dove le varie frasi si susseguono e allargano e riprendono il tema precedente, e questo è senz'altro vero.
A noi piace però soprattutto la lettura «discendente» di questo evangelo, raffrontata alla lettura «ascendente» del1'evangelo marciano. Il bellissimo e talora sottovalutato evangelo di Marco è infatti una continua ascesa síno al proclama del centurione romano, forse padre dello stesso Marco. davanti alla croce «Alethôs outos ho ánthropos huoiòs Theoù en», «veramente quest'uomo era Figlio di Dio!» Mentre Giovanni descrive anzitutto 1'incarnazione della Parola eterna come un porre la tenda «eskenosen», con chiaro riferimento alla Shekhinà, che ha le stesse tre consonanti s-k-n del verbo greco: Gesù quindi quale massima presenza di Dio nel tempio-tenda della sua carne. Ma la nostra attenzione va soprattutto a Gv 1 ,14, «ho Logos sarx eghéneto», la Parola divenne carne, e poi a Gv 1,18, «Dio nessuno lo ha mai visto: proprio il figlio unigenito [letteralmente il Dio unigenito «monoghenés Theòs»] che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato».
Tutto quanto segue, i sette segni, i settenari, così cari alla cultura religiosa ebraica dei quali è ricolma la Rivelazione, non fa che discendere, a ondate successive, dal Prologo. Questo 1'evangelo di Giovanni, il cui stesso nome ha nella sua etimologia la definizione di Dio quale amore misericordioso: Giovanni, dall'ebraico Jochanan, composto da «Jah» «Dio» e «chanan» «ha avuto misericordia», nel senso di: Dio ha avuto misericordia e concede questo figlio.
Guido Ziffer


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V corso di greco biblico, Roma, 27 giugno-1 luglio 2000

Si è concluso, con dichiarata soddisfazione di tutti i partecipanti, studenti e docenti, il quinto corso di greco biblico magistralmente organizzato per Biblia da Guido Ziffer presso la Facoltà Teologica Valdese a Roma.
Gli iscritti erano originariamente 17, ma tre non hanno potuto partecipare per motivi familiari e uno ha rinunciato quando si è reso conto che il corso non era per principianti. Nove i "veterani", che hanno frequentato i corsi precedenti, mentre quattro hanno partecipato per la prima volta.
L'impegno è stato notevole da parte di tutti poiché il greco, e in particolare quello biblico, anche per chi lo aveva studiato sui banchi del liceo, è una lingua ricca e complessa che non si finisce mai di imparare, almeno per noi che non siamo dei linguisti, ma solo degli amanti della Bibbia che cerchiamo di conoscere e capire con ogni mezzo a disposizione.
Il docente di quest'anno, prof. Angelo Meriani, profondo conoscitore e didatta della lingua greca, ci ha condotto alla scoperta di interessanti orizzonti semantici che hanno arricchito il "tesoro" culturale di ciascuno di noi.
Gli aspetti esegetici sono stati affrontati con l'aiuto del prof. Luca de Santis che ha voluto essere con noi con due lezioni e due conferenze, nonostante i numerosi e intensi impegni, e nei confronti del quale non troviamo parole adeguate per esprimere il nostro riconoscimento e il nostro "grazie".
Grazie anche a BIBLIA che ha reso possibile questa iniziativa di così alto contenuto culturale e spirituale. Un ringraziamento particolare a Guido Ziffer che non solo ha provveduto all’intera organizzazione del corso, ma, come nelle precedenti edizioni, non ha voluto privarci della tradizionale "cena biblica" in casa sua, nonostante l'assenza della moglie.
Al termine del corso, in una "tavola rotonda" sono stati raccolti commenti e critiche (costruttive), che saranno riferite al Comitato scientifico dell’associazione per cercare di migliorare ancora, se possibile, questo corso, ma ciò che non si può riferire o descrivere è l'arricchimento non solo culturale che abbiamo sperimentato nel trovarci insieme per studiare e discutere di argomenti che ci fanno sentire parte di una famiglia più grande e importante, malgrado la diversa provenienza religiosa, professionale e geografica di ognuno di noi.
E' un’esperienza non solo da ripetere, ma da consigliare a tutti.

Romano Sardi


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