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SALMI E CANTICI DELLA BIBBIA

            

 

Firenze, 10-12 aprile 2008

                                                                            Convegno organizzato in collaborazione con la

               Diocesi di Firenze e con la Comunità monastica di San Miniato al Monte.

 

 

L’origine immediata del termine “salmo” va rintracciata nella tradizione greca dei LXX. Il termine ebraico ebraico mizmor, che si trova nel titolo del testo originale di molti salmi, rimanda, con tutta probabilità, a un cantico che doveva essere accompagnato da qualche strumento a corda (Gen 31,27; Am 6,5; 8,10; Is 23,16; 30,29). Il verbo corrispondente, cantare, è sempre accompagnato dal riferimento alla danza (1Sam 18,6; Sal 87,7).  Nella Bibbia sono collezionati cantici che venivano utilizzati per le  situazioni più svariate e per le più diverse opportunità: canti di guerra e di vittoria (Nm 21,14-15; 1Sam 18,7;  Gdt 16,23-24; Gs 10,12-13)

oppure di sconfitta e di morte (2Sam 1,17; 3,33-34; Ger 9,16), ma anche il lavoro nel campo e i raccolti oppure lo scavo di un pozzo venivano accompagnate da canti (Nm 21,17-18; Gdt 9,27; 21,21; Is 9,2; 16,10), nonché, evidentemente, erano accompagnate da canti le feste nuziali (Ger 16,9; 25,19). Anche i profeti utilizzano il genere cantico per dare voce alle mancanze religiose di Israele: basti pensare al canto della vigna del libro di Isaia (Is 5,1-7). Il più importante insieme di canti conservati nella Bibbia è però certamente il libro dei Salmi, che in ebraico ha ricevuto il nome di Sefer Tehillim (libro delle lodi). Compositori di altissimo livello poetico, uomini o donne di profonda religiosità hanno elaborato, in epoche e occasioni diverse, questa sublime raccolta delle 150 preghiere di Israele.

L’insieme del Salterio, inoltre, si divide in cinque libri, ognuno dei quali finisce con una dossologia (41,14; 72,19; 89,52; 106,48). L’intero salmo 150, poi, è una dossologia conclusiva. Secondo alcune ricerche recenti, la struttura del libro dei salmi non segue un ordine fortuito ma risponde a una precisa articolazione, studiata a partire da un’interpretazione messianica dell’insieme dei canti.  Infatti, all’interno dello stesso Salterio si può costatare un processo di ri-letture che dimostra come la fede di Israele reinterpreta uno scritto quando una nuova situazione impone un cambiamento al contenuto di un determinato testo. Un esempio classico è il salmo 88/89. Dopo il titolo (v.1), segue un oracolo davidico (vv. 2-5.20-38) interrotto da un inno cosmico (vv. 6-19). Segue una lamentazione (vv. 39-46), una preghiera (vv 47-52) e una dossologia (v. 53). Diventa ammirevole la fede di Israele che ha continuato a pregare con questo salmo anche quando sembrava che le promesse fatte a Davide fossero del tutto fallite. Con l’aggiunta della terza e della quarta parte, il salmo ricorda invece a Dio le sue promesse e, al contempo, gli espone gli eventi dolorosi del momento. 

La grande ricchezza del Salterio è data dalla diversità per forma e contenuto dei 150 inni che lo compongono. Gli studiosi li hanno classificati a partire dalle peculiarità proprie dei generi letterari maggiori: canti di lode, di vittoria, di esultanza di fronte alla manifestazione gloriosa del Signore, canti della città di Sion, canti di pellegrinaggio, salmi regali, lamentazioni, azione di grazie, suppliche personali, suppliche del popolo, confessione delle colpe del popolo, salmi sapienziali. In realtà i salmi sono espressione di ogni possibile situazione umana, vissuta ma soprattutto meditata, sono lo specchio dell’anima che pensa e prega davanti Dio e alla luce di Dio. 

Per quanto riguarda il contenuto, i salmi sono una sintesi di tutta la Bibbia. Una fonte cristallina che nutre la fede e la dignità dell’essere umano. Cantano il rapporto tra Dio e il popolo eletto, tra il Signore e il credente che confida in lui. Ricordano ed esaltano le grandi meraviglie che Dio ha fatto lungo la storia in favore del suo popolo Israele. Esprimono la sicurezza nelle promesse divine fatte ai patriarchi e cantano la speranza nella fedeltà di Dio. Confessano le infedeltà e i peccati. Rivelano il disagio umano di fronte al male e chiedono giustizia contro l’iniquità e il crimine. Lodano la sapienza della Legge di Dio data a Israele. Esprimono un lamento e chiedono aiuto nella disgrazia e nella sventura.  Rendono grazie per i favori che Dio elargisce a tutte le sue creature e invitano i cieli e la terra a dare gloria al Signore. Il dialogo tra Dio e l’essere umano nei salmi è profondo, sincero, rispettoso, fiducioso, esigente, vivo. Si tratta di preghiere di grande realismo, che non nascondono nessuna delle dimensioni della vita ed espongono di fronte agli occhi di Dio esperienze e timori, speranza e gioia di fronte alla salvezza promessa.       

 I seguaci di Gesù hanno imparato dalle Scritture di Israele quando, perché e, soprattutto, come si prega. Per questo gli inni della seconda alleanza rileggono i canti di Israele e trovano in essi le radici e l’espressione della loro fede. 

Per concludere ascoltiamo due voci, provenienti dal mondo ebraico antico e contemporaneo: «L’uomo non si sostiene né per le sue ricchezze, né per la sua saggezza né per la sua forza. Cosa quindi gli permette di mantenersi in piedi? La sua preghiera» (Midrash Tehillim 142,1). «Il Salterio più che un libro è un essere vivente che ti parla, che soffre, che geme e che muore. Un vivente che resuscita e canta, che ti prende, che ti trascina attraverso i secoli dall’inizio fino alla fine» (André Chouraqui).

Marinella Perroni

 


 

 

“Tutto ciò che respira dia lode al Signore” (salmo 150,6):

 

Salmi e Cantici della Bibbia

 Basilica di San Miniato al Monte e Convitto “La Calza”, Firenze, 10-12 aprile 2008

 

 LECTIO MAGISTRALIS  (aperta al pubblico)

 Giovedì 10 aprile, Basilica di San Miniato al Monte

15,30   Visita guidata alla Basilica e al cimitero annesso.

17,00   Una vita in compagnia dei Salmi, S.E. mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.(Vedi quanto pubblicato su "Avvenire" del 10/4/2008 - quasi un'anticipazione della "Lectio" [1]) Lettura di alcuni Salmi da parte di Giacomo Poretti (del trio “Aldo Giovanni e Giacomo” - Vedi videoclip [2]) .

18,30   Concerto di canti gregoriani in Basilica. Coro dei “Viri Galilaei” diretto dal maestro     Enzo Ventroni.

20,00   Cena al bar-ristorante “Michelangelo” (su prenotazione).

 

CONVEGNO NAZIONALE (riservato agli iscritti)

 Venerdì 11 aprile, Convitto La Calza

09,00   Salmo 150 Esegesi del salmo e i salmi nella liturgia ebraica,  rav Yoseph Levi,   Rabbino Capo di Firenze.

            I salmi nella liturgia cristiana, prof. Andrea Grillo, liturgista, Pontificio Ateneo    Sant’Anselmo, Roma.

           Sinfonia di Salmi di Strawinski, (con audizione), maestro Luciano Alberti, musicologo, già Direttore Artistico      dell’Accademia Chigiana.

12,30   Pranzo-buffet a La Calza (su prenotazione).

14,30   Salmo 51:il Miserere”, prof. Daniele Garrone, biblista, Decano della Facoltà Teologica Valdese,  Roma.                                                    

            Salmo 119: La Torà, guida dell’uomo, prof. Paolo De Benedetti, docente di Ebraismo, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Milano.

            Salmo137:Sui fiumi di Babilonia”, prof. don Luca Mazzinghi, docente di Antico    Testamento, Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, Firenze.

            Riprese letterarie, prof. Piero Stefani, biblista e saggista, Ferrara.

18,45   Partenza in autobus per la Sinagoga di Firenze: ore 19,15, presentazione e  partecipazione all’ingresso del sabato seguito dal qiddush offerto dalla Comunità  Ebraica.

20,45   Cena ebraica preparata dal “Ruth’s Kasher Vegetarian Food” (su prenotazione).  Ritorno nei pressi di La Calza in autobus.

 

Sabato12 aprile, Convitto La Calza

09,00   I salmi nella Divina Commedia, prof. Anna Chiavacci Leonardi, dantista, già docente presso l’Università di Siena, Firenze.

10,00   Il Cantico di Anna e il Magnificati, prof. Irmtraud Fischer, docente di Antico Testamento, Università di Graz, Austria.

11,00  Inno dalla Lettera ai Filippesi (2,6-11), prof. Paolo Ricca, già Decano della Facoltà  Teologica Valdese, Roma.

13,00   Pranzo-buffet a La Calza (su prenotazione)

15,00   Assemblea dei Soci di Biblia.

 

Moderatrice: prof. Marinella Perroni, docente di Nuovo Testamento, Pontificio Ateneo  Sant’Anselmo, Roma.

 


 

NOTIZIE UTILI

Descrizione dei luoghi e delle visite

Descrivere Firenze è piuttosto inutile, perché chi non conosce il capoluogo della Toscana, la città dei fiori e dell’arte dove il bel “si” suona? Ma forse tutti non sono saliti alla stupenda Basilica di San Miniato al Monte: potremo visitarla, insieme al cimitero monumentale adiacente, guidati da fra’ Bernardo, prima dell’inizio della “Lectio magistralis” di mons. Ravasi. La Basilica è situata sopra piazzale Michelangelo che si raggiunge dalla stazione S.M.Novella o da Porta Romana con i comodi  autobus ATAF 12 o 13 (si consiglia di passare prima ai propri alberghi per lasciarvi le valige: autobus ATAF n. 36 o 37 dalla stazione a via dei Serragli). Anche il ritorno sarà autonomo, prima o dopo la cena, prevista per chi si prenota in un bel locale del piazzale Michelangelo. Il convegno vero e proprio, riservato agli iscritti, inizierà  il giorno dopo nella bella sala convegni del Convitto “La Calza”, vicino a Porta Romana. Un altro appuntamento non meno importante sarà quello del venerdì nel tardo pomeriggio alla Sinagoga di Firenze, per l’apertura del sabato: vi arriveremo con un nostro autobus e saremo accolti dal Rabbino Capo, parteciperemo alla liturgia, e alla fine ci verrà offerto un qiddush (pane e vino per la consacrazione del sabato). Chi lo desidera e si prenota, potrà fermarsi anche per una cena preparata dal ristorante ebraico nei locali della Comunità. Il nostro autobus ci riporterà poi a Porta Romana.

 

Alberghi e pasti

Abbiamo chiesto un’opzione ad alcuni alberghi o Istituti di varie categorie, che offrono solo bed and breakfast: ciascuno potrà scegliere e prenotare personalmente fra questi quello che desidera, o anche optare per un’altra soluzione, ma occorre farlo molto presto, altrimenti c’è il rischio di non trovare più posto. I luoghi da noi contattati (ai quali occorre dire che siete partecipanti al convegno di Biblia) e i relativi prezzi, sono di due categorie diverse:

 

1.      Convitto La Calza tel. 055/2306141, mail c.claudio@calza.it. 

         Hotel a tre stelle vicini al Convitto “La Calza”: Classic Hotel tel. 055/229351, mail info@classichotel.it // Hotel Annalena tel 055/222402, mail info@hotelannalena.it // San Frediano Mansion, sito www.filcoo.com/ls/hotels_firenze_it.htm (tutti da € 80 in singola a € 60 in doppia circa a persona)

         Hotel a quattro stelle: Hotel Villa Carlotta tel. 055/2336134; mail info@hotelvillacarlotta.it

 

2.      Suore del Carmine, vicino al convitto La Calza, tel. 055/213856, mail info@fmmfirenze.it  

   In centro: Hotel Aldobrandini, tel. 055/211866; mail info@hotelaldobrandini.it // Hotel Giada tel.      055/215317; mail info@hotelgiada.it (da € 50/40 in singola a € 40/35 in doppia o tripla circa a persona).

        

Per quanto riguarda i pasti, ognuno potrà consumarli dove crede meglio: nella zona ci sono molte e varie possibilità. Comunque si potranno anche prenotare i singoli pasti nei luoghi da noi scelti, segnandoli sulla scheda di iscrizione:

- giovedì sera ci sarà una tipica cena fiorentina al Bar-Ristorante “Michelangelo” nei pressi della Basilica di San Miniato (€ 20); - il pranzo di venerdì sarà un semplice buffet presso il convitto La Calza (€ 15);  - venerdì sera si potrà gustare una cena ebraica presso la Sinagoga di Firenze (€ 20); - il pranzo-buffet di sabato è riservato ai Soci di Biblia che parteciperanno all’Assemblea (€ 15).

 

Costo della partecipazione e iscrizione

La partecipazione al convegno, compreso la visita e il pomeriggio a San Miniato, la visita e la serata  alla Sinagoga di Firenze e la cartella, costa € 60 per i soci di Biblia; € 80 per i non soci; € 30 per i giovani fino ai 30 anni. Per iscriversi occorre inviare la scheda di iscrizione compilata in ogni sua parte, insieme al tagliando di ccp o ccb che certifichi il versamento effettuato di € 10 di anticipo sulla partecipazione, non rimborsabili in caso di ritiro.

 

Nota Bene

Il primo appuntamento per tutti è alle ore 15,15 del giorno giovedì 10 aprile direttamente sul piazzale della Basilica di San Miniato al Monte per la visita; il secondo appuntamento è dentro la Basilica alle ore 16,45 per l’apertura dei lavori (autobus ATAF n. 12 o 13 dalla Stazione). Il convegno inizierà, come da programma, venerdì 11 aprile alle ore 9,00 presso il Convitto La Calza, piazza della Calza 6, adiacente a Porta Romana (autobus ATAF n. 36 o n. 37 dalla Stazione S.Maria Novella).

Non manderemo nessuna ulteriore comunicazione relativa alla vostra iscrizione al convegno. Per eventuali necessità potrete contattarci (tel. 055/8825055; mail: cristina@biblia.org).

 


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R E L A Z I O N E

 

Forse il primo salmo di questo seminario di Biblia è stato proprio quello di salire i ripidi gradini dell’abbazia di San Miniato al Monte. Chissà se Agnese ci ha deliberatamente convocati quassù, per spiegarci, subito e fisicamente, quel gruppo particolare di salmi detti shirim la-ma‘alot, cantici di salita (o anche ‘graduali’, ‘ascensionali’), intonati dai pellegrini che salivano al tempio di Gerusalemme: «Alzo gli occhi verso i monti / da dove mi verrà l'aiuto? / ‘Ezrì  me‘im Adonài oseh shamàim va’àrez (il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra»). Sorrido pensando mentalmente a come prosegue il salmo 121: «Non lascerà vacillare il tuo piede / non si addormenterà il tuo custode».

A dire il vero, il mio piede un po’ vacilla per la corsa “ascensionale” a San Miniato e, quanto alla nostra shomer Agnese (la Shomer ha-za‘ir per antonomasia di Biblia), è già dentro che  vigila (e, sarà un’allucinazione, ma mi sembra che sorrida pensando: va bene il Logos, ma esiste anche una fisica delle scritture , e i soci di Biblia lo dovranno pur capire. Fatto).

Nella splendida abbazia, anche Gianfranco Ravasi rende testimonianza, nella sua emozionata lectio magistralis (Una vita in compagnia dei Salmi -[1] vedi sopra), del legame non già intellettuale (perlomeno, non solo) coi salmi: «Posso dire che da quelle origini ormai lontane il Salterio è stato per me una sorta di ‘abitudine’ spirituale e umana, esegetica e poetica, intendendo per ‘abitudine’ quello che confessava nei suoi Frammenti del diario intimo lo scrittore svizzero ottocentesco Henri-Frédéric Amiel: «è una massima vivente che diventa istinto e carne». Aggiunge che si tratta di una vera e propria «necessità radicale, oserei dire "fisiologica”» e cita Kierkegaard: «Giustamente gli antichi dicevano che pregare è respirare. Si vede, così, quanto sia sciocco voler parlare di un perché. Perché io respiro? Perché altrimenti morrei».

Una preghiera particolare, molto bella, l’abbiamo ascoltata da Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, chiamato a fare una lettura dei Salmi [leggi appresso e ... vedi sopra]: «Tra poco dovrò leggervi alcune tra le preghiere più strazianti, più strabocchevoli di desiderio, che l’umanità abbia mai composto, ma prima vorrei dirvi cos’è per me la preghiera». Con un registro soffuso di tenerezza, comicità Giacomo racconta della sua preghiera come esazione di quando era bambino: «Signore fa questo, ti prego dammi questo», e, preghiera principe e disperata: «Signore fammi diventare alto». Ma poi, con il correre dei giorni e a preghiera per l’altezza inadempiuta, il salmo di Giacomo è comunque una domanda retorica che suona come un rendimento di grazie. «A proposito, Giacomo, cos’avevi chiesto al Signore? alto o grande?». 

Dopo queste due diversamente belle e importanti ouvertures al seminario, il giorno dopo iniziano i lavori sui Salmi, che sono «Canzone al cui canto – è Giovanni Diodati che scrive –  è congiunta l’harmonia degli strumenti. La materia ne è diversa, ed amplissima, essendo questo Libro uno scorcio di tutta la Scrittura sacra» (nei Meridiani Mondadori curati da Michele Ranchetti e  Milka Ventura Avanzinelli, Milano 1999,  t. II, p. 103).

Apre Rav Yoseph Levi, rabbino capo di Firenze, e affronta l’Esegesi del salmo 150 e i salmi nella liturgia ebraica. Molto bello è il farci ascoltare i versi nell’originale ebraico e, ancora di più, ricordarci, per chi se lo fosse dimenticato, che «amen e alleluja, al di là di tutti i disaccordi, è ciò che ci unisce» (è di pochi giorni addietro il la nuova formulazione latina di Benedetto XVI dell’Oremus et pro Iudaeis. In questo seminario è ribadito che Biblia di molto preferisce una preghiera con, piuttosto che per gli ebrei, e anche con tutti gli altri). E infatti, la sera del venerdì accogliamo il Sabato alla sinagoga di Firenze, partecipando alla liturgia – beh, partecipando con qol demamah daqqah, con voce di silenzio sottile ­– quanti di noi anelano all’ebraico, ma ancora un po’ faticano. Dopo il culto, siamo ospiti nei locali della comunità per il kiddush (santificazione) e la cena offertaci dal ‘Ruth’s Kasher Vegetarian Food’. Un clima molto sereno, tanto buon cibo, letizia e voci di bambini (una menzione speciale, se posso, alla piccola Tamar, la figlia più piccola del rabbino Levi, veramente graziosa – una menzione che ha fatto Francesco, il mio figliolo decenne, ma che riporto, ovviamente, senza il suo consenso...).

Ai salmi sub specie christiana ha dedicato la sua relazione il liturgista Andrea Grillo (“I salmi nella liturgia cristiana”), mentre Luca Mazzinghi, docente di Antico Testamento, ha proposto una riflessione approfondita sul famosissimo Salmo 137 Sui fiumi di Babilonia, cui poi ha dedicato un ricco spicilegio di Riprese letterarie il biblista, e soprattutto amico, Piero Stefani.

La voce valdese arriva con Daniele Garrone, che ci parla del Salmo 51: “il Miserere”, l’altissimo grido di dolore e richiesta di pietà di Davide dopo il ‘fattaccio’ di Betsabea (ma il fattaccio vero è Uria...), e, l’indomani, con Paolo Ricca e la sua lettura dell’Inno dalla Lettera ai Filippesi.

Paolo De Benedetti sceglie il Salmo 119, il più famoso fra i cosiddetti ‘salmi sapienzali’  per dire che se la Torà è parola che scende (da Dio all’uomo), i Salmi sono parola che sale dall’uomo a Dio. Poi entra nel profondo della testura per scovare parole sinonimiche, parole-chiave, che ritornano alternativamente in tutti i distici di tutti gli ottonari. Una spia molto interessante del sentimento del salmista. Anche se... la parola ‘legge’ non compare solo nel distico 122. Come mai? Non si sa, ci si spiega con un fenomeno che tecnicamente è definito “irregolarità di superficie”. E allora, puntuale, arriva il midrash: Il salmo 119 l’ha scritto Noè durante il diluvio, in quaranta giorni. Non è riuscito, Noè, a rivedere le bozze. Ki-vjakhol...

Due momenti più centrati sulla musicalità dei Salmi sono stati la relazione, con audizione, del maestro Luciano Alberti, che ci ha condotto dentro Una Sinfonia di Salmi di Strawinski, e il contributo di  Sergio Cristaldi sui Salmi nella Divina Commedia. Dante, ricorda quest’ultimo, fornisce al contrario la fisionomia dell’orante: «Raphél maì amècche zabì almi / cominciò a gridar la fiera bocca [...] questi è Nembrotto per lo cui mal coto / pur un linguaggio nel mondo non s'usa  /  Lasciànlo stare e non parliamo a vòto».

Quindi l’orante del salterio era per Dante «colui cui si convenia più dolci salmi». E, nonostante nel Convivio, Dante lamenti la perduta armonia del legame musaico a causa della «trasmutazione» della loquela originaria, l’ebraico, in altra lingua, ossia il latino, Cristaldi riesce a farci sentire come, lavorando di intarsi nei suoi endecasillabi, tra volgare e testo della Vulgata, il Poeta riesca a ricreare altissime note di musica altrimenti smarrita.

Due voci di teologhe, Irmtraud Fischer con il suo contributo Il Cantico di Anna e il Magnificat, e Marinella Perroni, moderando un dibattito finale, vivace e appassionante, hanno completato un quadro che, per il solito, viene tratteggiato al maschile. La loro testimonianza chiarisce che il livello di scientificità degli studi finora compiuti ha già raggiunto una sua maturità e autorità.  

Insomma, per concludere: la messe del seminario è stata straordinariamente ricca. Io qui, incapace di comprenderla e riportarla tutta, mi sono contentata di poche spigolature fatte umilmente, come la cara antenata Rut, ma per l’intero splendido raccolto credo di poter rimandare chi lo desidera agli atti in mp3 che l’amico e socio di Biblia, Marco Tommasino, sta predisponendo [3]. Infine: una piccola nota di orgoglio (o hybris? o anche, ebraicamente, chuzpah?): forse non tutto era semplice e qualcosa sarà sfuggito alle nostre povere anime, ma di sicuro, dopo questo seminario di Biblia, noi non siamo più de «lo mal coto» di Nembrotto. A noi si convengono adesso più dolci salmi...

Nicoletta Leone

 


 

Perché prego

 

Tra poco dovrò leggere alcune tra le preghiere più strazianti, tenere e strabocchevoli di desiderio che l’umanità abbia mai composto. Ma prima volevo dire qualche cosa anch’io sulla preghiera, in particolare cosa è, per me, la preghiera.

Devo premettere che il Signore, per me, era una specie di mamma, papà e maresciallo dei carabinieri messi assieme, a cui ti rivolgevi per farti esaudire richieste che non erano di competenza dei genitori: quando il nonno o le zie stavano poco bene  si pregava quel Signore di farli guarire o quando il nostro vicino di casa, il sig. Mario, ha perso il lavoro si è pregato sempre quel Signore. Una volta il babbo mi disse di pregare per la nostra squadra che doveva giocare una partita importante, ma mi disse anche di non dirlo alla mamma. Forse è per quello che la nostra squadra ha perso: perché la mamma, non sapendolo, non si è unita alle nostre preghiere. Si, perché avevo maturato una specie di statistica nella quale emergeva confusamente un dato: e cioè, che le preghiere rivolte a quel Signore là in alto venivano tanto più esaudite quanto più erano collettive.

Io credo di avere iniziato a pregare da solo verso i cinque anni, sarebbe meglio dire ad esigere qualche cosa da quel Signore potentissimo che se ne stava in alto da qualche parte: lo pregavo di farmi tornare presto dalla colonia estiva dove i miei genitori mi mandavano tutti i mesi d'agosto. La permanenza nella colonia era di un mese e io iniziavo a pregare di farmi tornare a casa appena il treno si staccava dai binari di Milano per andare in direzione della Liguria. Forse il Signore non aveva tempo per un bimbo di sette anni che se ne stava un mese senza vedere i suoi genitori. Per sei lunghe estati ho pregato in maniera estenuante, senza che il Signore mi ascoltasse. Apparentemente.

Poi, verso gli anni delle medie, a undici-dodici anni, ho cambiato preghiera, anzi, richiesta: gli chiedevo di farmi diventare alto, glielo chiedevo con tutto il cuore o, forse, con tutta la rabbia che avevo nel cuore: «Fammi diventare alto! Fammi diventare alto!». Era insopportabile una vita sotto il metro e cinquanta: i compagni mi deridevano, le compagne mi ignoravano! «Fammi diventare alto, ti prego!!!».Non mi ha ascoltato. Apparentemente. In quegli anni non avevo un' ottima opinione di Lui: non mi ascoltava mai... e la lista delle richieste inesaudite era diventata lunghissima.

Poi ci sono stati anni in cui ho smesso di pregarlo; ero convinto di poter fare a meno di Lui. Apparentemente.

Qualche tempo fa una mia cara amica, mia e di mia moglie, si è ammalata gravemente e nel volgere di qualche mese le sue condizioni erano tali che da lì a poco avrebbe lasciato noi e la sua famiglia. Mi sono ricordato delle zie e del nonno e mi sono messo a pregare; dopo poco ho inteso che sarebbe stato inutile pregarlo di restituirle la vita e allora ho espresso una preghiera strana, forse nemmeno così impegnativa per Lui: lo pregai di togliere la paura a quella nostra amica, di toglierle l’angoscia di sentirsi sola e abbandonata in quel momento terribile: «Signore, ti prego, toglile la paura; donale, se possibile, serenità, ti prego… ». E forse ho compreso. Ho compreso che quel miracolo che chiedevo a Lui non solo era possibile, ma era già realizzato: Il Signore guardava noi amici, il marito, i figli, guardava me e diceva: «Solo se non scapperete lei non avrà paura, solo se rimarrete lì lei non si sentirà sola ...».

Lui ci indica il modo, ma gli artefici del miracolo siamo noi. Noi con Lui. I miracoli bisogna desiderarli, ma soprattutto dobbiamo avere voglia di realizzarli: noi con Lui, o meglio, Tu con noi. Noi preghiamo, ma forse ancora di più Lui prega: e forse prega così: «Speriamo che smettano di delegarmi, speriamo che capiscano che sono un loro alleato... Ah quanto vorrei fare delle cose con loro.... A proposito Giacomo, cosa hai chiesto? Alto o grande?».

Il Signore ci ascolta sempre, bisogna stare attenti a cosa gli si chiede!

Giacomo Poretti


 

N.B.:Sono già pronti i CD rom sul seminario di Ostuni e sul convegno sui Salmi. Chi fosse interessato a riceverli dovrà mandare a Biblia la ricevuta del pagamento di 10 € (a titolo di rimborso spese) e il proprio indirizzo, e lo riceverà a casa.