SEMINARI ESTIVI, 21-29 AGOSTO 2000
“Una sola volta, alla pienezza dei tempi”: la lettera agli Ebrei,
25-29 agosto 2000.
Relatori:  Bruno Corsani Piero Stefani  con un intervento di Paolo Giannoni.
(vai alla: Relazione) 
Quando nelle chiese la mentalità  storico-critica  era  guardata con sospetto, se non con riprovazione, la lettera agli Ebrei  era ancora considerata parte integrante delle quattordici epistole paoline. Ebbene, sull’altro versante, proprio in quegli anni tra spiriti critici circolava questa battuta:  “Lettera di S. Paolo agli Ebrei? Non è di Paolo, non è una lettera, non è agli ebrei”.
Attualmente  nessuno ritiene più questo scritto autenticamente paolino, mentre pochi sono rimasti coloro che considerano una lettera quello  che, in modo molto più convincente, appare un trattatello teologico. Restano aperti i problemi della data e dei destinatari. Per un testo  come Ebrei, basato in  tanta parte del suo argomentare sul tema del sacrificio, è  ovviamente importante sapere se è stato redatto prima o dopo la distruzione del Santuario di Gerusalemme; eppure, tuttora si oscilla tra chi lo  vuole  porre prima del 70 e chi lo data negli anni novanta o anche dopo. E chi furono i suoi primi destinatari?  Si tratta di giudeo-cristiani, magari con nostalgie per l’antico culto sacrificale di Gerusalemme? Di ebrei eterodossi? Di gentili venuti alla fede che hanno bisogno di comprendere quale senso hanno per loro le vicende e le istituzioni del popolo ebraico?
 Il fatto che sul piano esegetico molto resti tuttora irrisolto è, almeno in parte, imputabile alla grande originalità della “lettera” rispetto agli altri scritti neotestamentari. In particolare in nessun altro luogo si presenta Gesù come sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec; parimenti l’impiego dettagliato  del cerimoniale di Kippur come immagine per spiegare  la morte sacrificale di Gesù non trova riscontro altrove. Né va trascurato il fatto che proprio da questo scritto  derivi la definizione forse più celebre di cosa sia la fede, quella stessa che sorresse Dante nel suo  interrogatorio davanti a San Pietro: “fede è sustanza di cose sperate / e argomento de le non parventi” (Paradiso XXIV, 64-65; cfr. Eb11,1).
Le difficoltà esegetiche riflettono  questioni teologiche e viceversa. Il seminario, oltre ad approfondire gli aspetti storici ed esegetici del testo e a  gettare uno sguardo alla storia dell’interpretazione - con particolare riferimento al grande commento patristico di Giovanni Crisostomo -  prenderà in esame, con un taglio ecumenico e con l’intervento di un autorevole esponente cattolico, anche il problema teologico del rapporto tra il sacerdozio di Cristo, quello dei fedeli e quello ordinato presente in alcune  chiese ed assente in altre.

Bibliografia
- BONSIRVEN, San Paolo, Epistola agli  Ebrei, Ed. Studium, Roma 1962 ; S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelie sull’Epistola agli Ebrei, Edizioni Paoline, Alba 1967; O. KUSS, La lettera agli Ebrei, Morcelliana, Brescia 1966;  B. LINDARS, La teologia della lettera agli Ebrei, Paideia, Brescia 1993; M. MASINI, Ebrei. Messaggio ai cristiani, Queriniana, Brescia 1985; C. SPICQ, L’Épître aux Hébreaux, Paris 1977; A. VANHOYE, La structure littéraire de l’Épître aux Hébreux, Desclée De Brouwer, Paris 21976; in it. Struttura e teologia nell’epistola agli Ebrei (pro man.), Roma 1988 ; ID., Cristo è il nostro sacerdote, Marietti, Torino 1970;  S. ZEDDA, Lettera agli Ebrei, Edizioni Paoline, Roma 31980.


“Una sola volta, alla pienezza dei tempi”: la lettera agli Ebrei (25-29 agosto).
Relazione

“La Lettera agli Ebrei non è una lettera, non è indirizzata agli Ebrei e non è di Paolo” : questo l’annuncio sconvolgente con cui sono stati introdotti i lavori del secondo seminario estivo (25-29 agosto 2000) ad Abbadia San Salvatore. I relatori erano il professor Bruno Corsani e il professor Piero Stefani; un intervento è stato affidato a padre Paolo Giannoni.
Il professor Bruno Corsani, nelle prime due lezioni, ha introdotto gli ascoltatori allo sviluppo del pensiero di Ebrei, e li ha informati sulle più accreditate soluzioni dei problemi storici e letterari ( autore, data, genere di testo).
Ha poi esaminato le numerosissime citazioni della Scrittura d’Israele, osservando che sono in generale indicate come parola vivente di Dio ( o dello Spirito Santo) e non come “scritti” cartacei di autori storici.
Una lezione si è soffermata sulla definizione di fede in Ebrei 11,1 e sugli esempi di fede proposti nel resto del capitolo 11, che presentano la fede già come speranza ( e come impegno di fedeltà determinato dalla speranza).
L’ultima lezione ha esaminato i brani esortativi ( parenetici) per ricavarne, in negativo, quelle che l’autore riteneva essere le manchevolezze dei suoi lettori, e in positivo la struttura dell’esortazione rivolta a loro con diversi artifici pedagogici.
Nella tavola rotonda il relatore ha presentato la teoria del Sacerdozio Universale dei credenti basandosi soprattutto su scritti di Lutero
( La libertà del cristiano e Come si debbano istituire i ministeri nella chiesa).
Il professor Piero Stefani ha sottolineato l’originalità teologica della lettera agli Ebrei e ha studiato le letture che ne sono state fatte nella tradizione, in particolare quella dei Padri.
Sotto la veste di testo prevalentemente retorico ed esortativo, Ebrei è una testimonianza significativa, e per più aspetti drammatica, di un modo in cui nella terza generazione cristiana si è cercato di comprendere il senso e l’origine della propria fede.
Dalla scelta, compiuta dal testo, di presentare l’opera di Gesù ricorrendo soprattutto alla figura del sommo sacerdote, deriva il modo peculiare di Ebrei di declinare la prospettiva cristiana del “già” e del “non ancora”.
Il compimento del sacrificio unico, perfetto e irripetibile, visto però, nel contempo, come “più potente” di quelli di necessità da ripetersi, prescritti dalla parola di Dio a Israele, diviene la maniera specifica di Ebrei per esprimere la condizione di vita della comunità credente tesa tra i due poli, contrapposti ma ineliminabili, del definitivo e del provvisorio.
Nelle  omelie di Giovanni Crisostomo sulla Lettera agli Ebrei si rileva che, per il loro autore, il passaggio dalla fede ebraica alla sequela di Cristo si configura come una rottura o un salto, insomma come una conversione nel senso più radicale del termine. Il testo è considerato una lettera, rivolta da Paolo ai giudeocristiani che correvano il rischio di ritornare all’antica fede.
La voce di Giovanni Crisostomo appare come la testimonianza di un tempo in cui il valore della tradizione ebraica come fondamento di quella cristiana era profondamente misconosciuto.
Nel suo intervento introduttivo alla tavola rotonda, padre Paolo Giannoni ha dato alcune indicazioni circa la dottrina concernente il sacerdozio ordinato, dal concilio di Efeso fino ad oggi, e ha poi ricordato che la concezione ierocratica della società cristiana, fatta derivare impropriamente dalla Lettera agli Ebrei, viene messa in causa nei documenti del Concilio Vaticano secondo.
A nostro modo di vedere, molto spazio, nelle relazioni e nei dibattiti che ne sono nati, è stato dedicato al tema del sacerdozio nella Lettera agli Ebrei e nelle sue interpretazioni ( in particolare in campo cattolico e riformato).
Forse altrettanto spazio avrebbe meritato il tema della fede, come è sviluppato nel capitolo 11 ( mirabilmente esaminato dal professor Corsani), tema che forse avrebbe potuto consentire più ricchi approfondimenti di testi dell’antica alleanza e un più ampio coinvolgimento di tutti i partecipanti.
 Accanto a questo programma di studio sono state proposte delle gite alla scoperta della regione dell’Amiata.
La prima, nel pomeriggio del 25 agosto, a Santa Fiora e ad Arcidosso, ci ha permesso di ammirare le quattro belle ceramiche robbiane della pieve delle sante Flora e Lucilla e la possente rocca degli Aldobrandeschi. Abbiamo inoltre potuto visitare l’interessante museo dedicato, presso il municipio di Arcidosso, a Davide Lazzaretti, il “profeta dell’Amiata”.
La mattina del 27 agosto ci siamo recati a San Quirico d’Orcia, che ci ha rivelato il fascino degli Horti Leonini e dell’antica collegiata, col suo misterioso bestiario scultoreo; di lì, passando per Montalcino, abbiamo raggiunto l’abbazia di Sant’Antimo, splendido e imponenete esempio di architettura romanica che ci ha accolti con la sua luce suggestiva e con la sua liturgia gregoriana.
 Nonostante il gran caldo, gli appuntamenti con lo studio biblico e con le bellezze dei luoghi hanno suscitato interesse e piacere, in quel clima di gioiosa amicizia che tanto caratterizza gli incontri di “Biblia”. Amicizia che non livella le differenze e anzi dà spazio a confronti schietti e vivaci, da cui emergono non di rado suggerimenti preziosi. Amicizia che si fa carico anche di sofferenze e lutti, e che fedelmente custodisce memorie.

      Elena Salvadé Ceppi e Biancamaria Travi

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