mercoledì 3 febbraio
Arrivo del primo gruppo, entro l’ora
di cena. Sistemazione in albergo, cena e pernottamento.
giovedì 4 febbraio
Gita con autobus e guida per l’intera
giornata a Nizza (Chagall) e a Vence (Matisse), con pranzo libero
nella “Promenade” di Nizza. Rientro all’hotel per la cena e il
pernottamento.
Arrivo del secondo gruppo all’hotel
per sistemazione nelle camere, cena e pernottamento.
venerdì 5 febbraio
ore 09,00 Terminologia della
trasgressione dalla Genesi a Qumran,
Ida Zatelli,
Università di Firenze.
Colpa personale
e peccato collettivo:
1.«Il
peccato è accovacciato alla tua porta» (Gen 4,7),
Piero
Capelli Università Ca’ Foscari,
Venezia.
ore 15,30 2.«I figli di
Israele fecero ciò che è male agli occhi del Signore» (Gdc 6,1),
Amos
Luzzatto, già Presidente UCEI
3.«Il figlio non sconterà
l’iniquità del padre» (Ez
18,20),
Rosanna
Virgili, Istituto Teologico
Marchigiano.
«Meglio non
essere nati»: confronto tra Giobbe, Qohelet e il pensiero greco,
Umberto Curi,
Università di Padova.
sabato 6 febbraio
ore 09,00 «Figlio, ti sono
perdonati i tuoi peccati» (Mc 2,5),
Paolo Sacchi, Emerito
Università di Torino.
Universalità del
peccato in Paolo,
Eric Noffke,
Facoltà Valdese di Teologia, Roma.
Il peccato nella tradizione giovannea,
Santi
Grasso, Pontificia Università
della Santa Croce, Roma
ore 14,30 Visita guidata a piedi a
Sanremo in tre gruppi.
ore 17,00 Confessione e
perdono dei peccati nell’ebraismo e nei cristianesimi
(tavola rotonda
fra i relatori presenti).
domenica 7 febbraio
ore 09,00 Il senso della colpa
tra Bibbia e psicoanalisi,
Marco Garzonio, psicoanalista e psicoterapeuta, Milano.
Il peccato non è
reato,
Gustavo
Zagrebelsky, Presidente emerito
della Corte Costituzionale.
Moderatore:
Piero Stefani, Comitato
scientifico di Biblia.
NOTIZIE UTILI
Quest’inverno ci accoglierà, per la prima volta, la città di Sanremo
nel suo centrale Hotel Londra (****, corso Matuzia 2, 18038 Sanremo;
tel. 0184/65511), dove si svolgeranno le conferenze e dove
alloggeremo. Questa città ligure, generalmente nota per il Festival
della Canzone e per il Casinò (che, in quanto “Biblia” ci interessano
meno), è soprattutto degna di una visita per le sue belle dimore
storiche, la cattedrale di San Siro, palazzi e chiese, il mare e i
fiori.
Iscrizione e prezzi. La pensione completa
per persona al giorno (prezzo specialissimo per il nostro gruppo) è di
€ 70
in camera doppia e di € 90 in camera singola. La partecipazione al
seminario costa € 150 per i non soci di Biblia e € 120 per i soci e
per i giovani sotto ai 30 anni, e comprende tutto il programma
previsto, comprese la visita guidata a Sanremo e la cartella del
convegno con materiale didattico e turistico. È prevista anche una
serata a sorpresa offerta dal Comune di Sanremo. Per l’iscrizione
occorre inviare l’apposita scheda,
debitamente compilata in ogni sua parte, entro il 30 novembre, insieme
al costo della prima notte (restituibile in caso di rinuncia entro il
15 gennaio) e a € 20 di anticipo sulla partecipazione, non
restituibili in caso di rinuncia.
Gita extra convegno. Non siamo troppo
distanti dal famoso Museo di Chagall di Nizza e dalla Cappella di
Matisse a Vence, con le loro opere d’arte di ispirazione biblica e
questo ci permette di proporre ai partecipanti una bellissima visita
supplementare, un giorno prima del convegno. Partiremo la mattina di
giovedì 4 febbraio con un autobus, andremo a visitare Nizza con una
guida; dopo le visite staremo per qualche ora sulla “Promenade” di
Nizza per il pranzo che ognuno consumerà dove crede meglio (ci sono
sul posto molti bar e ristoranti) e infine proseguiremo per Vence.
Questa gita costa € 50 a persona (oltre alla mezza pensione di
mercoledì all’Hotel Londra, al prezzo della pensione giornaliera meno
€12). Chi vuole parteciparvi dovrà prenotarla sulla scheda di
iscrizione.
Come arrivare. Per chi arriva in auto non ci
sono problemi: l’albergo dispone di un ampio parcheggio all’aperto,
riservato ai suoi clienti, gratuito.
Per chi arriva in treno,
scendere alla stazione di Sanremo e da lì prendere un taxi (circa 3
km) oppure l’autobus “Foce” o “Villa Elios”, con fermata in corso
Matuzia, a 100 m dall’Hotel.
Per gli insegnanti. Ricordiamo che tutte le
nostre attività, compresa questa, sono qualificate come corsi di
aggiornamento per il personale della scuola (DMPI del 5.07.2006). Chi
fosse interessato a ricevere l’attestato di frequenza dovrà riempire
gli appositi spazi sulla scheda di iscrizione.
RELAZIONE
Full immersion
per tre giorni nel puro spirito di Biblia e per due anche nel
primaverile clima del ponente ligure. Grandi domande per interrogare,
nelle inquietudini del nostro presente, i testi sacri della tradizione
ebraica e cristiana e della cultura greca. Grandi domande a cui non
rispondono neppure tre intensi giorni di studio: il peccato
eticamente denotato ha sempre segnato la coscienza dell’uomo
religioso? E il senso di colpa innato nell’uomo greco senza ipotesi di
redenzione motiva l’idea che sarebbe meglio non essere mai nati? Ma in
che cosa consiste il peccato collettivo che scatena l’ira di Dio
contro il suo popolo? È redimibile attraverso il pentimento e
l’espiazione e come si connette con la responsabilità dell’in-dividuo?
Per ottenere il perdono occorre rivolgersi al Signore o è necessario
un mediatore umano? E la confessione è un’imposizione canonica o una
necessità interiore dell’uomo? Il racconto del peccato originale è
rappresentazione mitica dell’umanità che prende coscienza della
propria autonomia e soffre la responsabilità che ne consegue? E
nell’oggi politico le chiese sono consapevoli che, entrando nel
dibattito con intransigenti non possumus, operano alla
disgregazione della democrazia che dicono di sostenere?
Puro spirito di
Biblia, si diceva: giorni in cui si accostano dotte raffinate analisi
lessicali e appassionati interventi esistenziali, anche da parte di
chi prende la parola dalla platea; si accostano non credenti e
credenti delle diverse fedi e confessioni; dove i non credenti
ritrovano la ricchezza dell’esperienza religiosa, articolata nel
tempo, sofferta, motivante, anche se non condivisibile e i credenti
sono coinvolti in approfondimenti che superano ogni rigidità
catechistica, purificano la fede da sedimenti e incrostazioni che la
degradano a superstizione, a prodotto storico, a stampella del
potere. Lasciamo, come sempre, il convegno con più domande che
risposte; ma, credo, conoscendoci un po’ meglio, con l’invito a
riflettere, a confrontare, a ripensare in una luce nuova, accesa da
nuove intuizioni interpretative testi noti che ci si eravamo illusi
di conoscere, e magari anche con qualche nuova conoscenza fra le
persone sedute a fianco, in sala o a tavola, persone forse fino a ieri
supposte lontane e che scopri vicine nella ricerca, nelle difficoltà,
nella passione per la vita.
Attraversiamo ora,
nello spazio che qui è concesso, i singoli interventi, in attesa degli
atti che consentiranno approfondimenti con interessanti sorprese
storiche e filologiche, ma le risposte ai grandi interrogativi che
sono stati posti non saranno neppure lì: le può dare soltanto, e
provvisorie, ciascuno nella mai conclusa dinamica della personale
ricerca. Negli atti ci auguriamo anche di rileggere gli interventi di
Piero Stefani, coordinatore di tutte le giornate, capace con parole
misurate di qualche necessaria puntualizzazione oltre che di creare,
per quanto possibile, il tessuto connettivo fra le relazioni, varie
nei contenuti come nei metodi di ricerca, e di mantenere il dibattito
nell’alveo del convegno.
Ida Zatelli con
perizia lessicale discute dei diversi significati del termine peccato
nella scrittura –infrazione, trasgressione, devianza, errore,
mancanza, sbaglio, fallimento, iniquità, crimine- che variano nel
tempo e individua la letteratura qumranica come primo ambito in cui il
termine assume una valenza etica. Zatelli ha continuato ad arricchire
le successive giornate del convegno con interventi di rilievo sulle
diverse relazioni, arrivando ad affermare che nella Bibbia ebraica non
esiste senso di colpa. Piero Capelli si è interrogato se la Genesi
intenda il peccato come demone esterno all’uomo o dimensione interiore
della coscienza: ne dipende il rapporto tra il Creatore e il genere
umano. Amos Luzzatto ha considerato gli aspetti del peccato nel Primo
Testamento sia nell’aspetto collettivo, sia personale e anche le
possibilità di riammissione attraverso il pentimento e il cambiamento
di costume e ha invitato con calore alla rilettura del cantico di
Debora, alta poesia e significativa espressione della presenza
femminile nella Bibbia. Anche Luzzatto, medico studioso di cultura
ebraica, come ama definirsi, è stato presente all’intero convegno con
diversi interventi, in cui è tornato più volte sulla necessità di
emancipazione dal codice interpretativo binario per cui il bene è
sempre bene e il male è sempre male: la realtà è molto più ambigua.
Paolo Sacchi in un
primo intervento, supplente di un’assenza, illustra Ezechiele 18,20,
il primo testo che afferma la responsabilità individuale nel peccato,
diffondendosi sulla figura dell’«autore» del libro che definisce «una
mente capace di contemplare il cosmo nella sua interezza». Nella
relazione a lui originalmente attribuita ha poi discusso il senso
dell’espressione di Gesù «ti sono rimessi i peccati» (Mc 2, 5), e ha
illustrato la differenza fra il battesimo di Giovanni e quello di
Cristo e messo a fuoco la complessa e non univoca idea di sacro.
Fornisce quindi importanti indicazioni sulla collocazione storica dei
testi qumranici e di diverse opere della letteratura cristiana dei
primi secoli canonica e di area.
Nell’universo della
filosofia e della mitologia greca ci accompagna Umberto Curi: la
grande tradizione tragica è la rappresentazione del senso di colpa per
colpe non commesse o commesse senza consapevolezza per le quali quindi
non è possibile chiedere e ottenere remissione, né è immaginabile un
intervento redentivo della divinità. L’uomo, unica creatura che non
può vivere da solo i primi giorni della sua esistenza, elabora
pensiero e usa la tecnica, dono degli dèi, ma non è in grado di
garantirsi la vita: questa considerazione induce a credere che fosse
meglio non essere nati. Esempio principe resta Edipo, protagonista
ignaro di mali enormi ai quali neppure l’autolesionismo irrimediabile
e disperato potrà portare sollievo.
Eric Noffke, pastore
valdese, presenta il senso del peccato nell’epistolario paolino, da
intendersi come inevitabile trasgressione della legge da parte
dell’umanità tutta, inevitabile perché condizione dell’uomo e
superabile soltanto con la grazia gratuita della redenzione attraverso
la croce di Cristo. Anche dopo la redenzione, l’uomo continua a dover
scegliere e, come ammonisce Paolo, anche conoscendo il bene, non è
detto che riesca a compierlo: tuttavia, se il fondamento della vita è
Cristo, l’uomo sperimenterà la liberazione dalla negatività che
avvolge l’universo. Santi Grasso, prete cattolico, analizza l’idea
di peccato nella tradizione giovannea con originali interpretazioni
anche lessicali del testo evangelico. Il Logos con cui si apre
il quarto evangelo è letto come comunicazione, Cristo è, dal
principio, comunicazione del Padre, comunicazione all’umanità della
sua pienezza di vita e, in questa prospettiva, nella sua presenza
terrena rompe con grande libertà lo schema peccato - condanna, come
dimostra nei due episodi emblematici del cieco nato e dell’adultera
mandata libera.
Marco Garzonio,
analista junghiano, dopo una introduzione sul significato del mito
come condensato di esperienze finite nell’inconscio collettivo, legge
nel racconto biblico del peccato originale l’espressione dell’umanità
che, costruendo immagini, prende le distanze dalle proprie emozioni
nel momento in cui ne deriva disagio psichico. Il richiamo di Dio alla
responsabilità della scelta, di cui si chiede conto, segna la fase di
raggiungimento della maturità dell’uomo e quindi dell’autonomia, senza
più protezioni e sicurezze. La chiave di lettura dell’episodio sta
quindi nel riconoscersi nudi di Eva e Adamo (Gen 3, 10), non per
pudore, ma perché privi di mezzi, inadeguati e impreparati alla
nuova responsabilità: da qui la percezione di tutto questo come
castigo. Genesi quindi presenta in linguaggio mitico la coscienza
della raggiunta libertà psicologica con la conseguente paura.
A conclusione, Gustavo
Zagrebelsky, giurista, mette in rilievo come la citatissima
espressione «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è
di Dio» (Mt 22, 21 e altri) sia in realtà «una scatola vuota»,
utilizzata da Bonifacio VIII per sostenere la sua ierocrazia come dai
moderni teorizzatori della separazione stato - chiesa. Focalizza
quindi l’attenzione su alcuni caratteri della democrazia, che non dà
sicurezza, ma chiede rispetto e viene messa a rischio anche ai nostri
giorni dalle pretese dell’integralismo religioso: occorre condividere
la necessità della tutela delle libertà individuali ogni volta che
non è possibile un accordo. Neppure una maggioranza può imporre come
«verità» degli a priori ideologici: in democrazia tutto deve
essere discusso con argomenti comprensibili per tutti e soltanto un
positivo relativismo garantisce libertà di coscienza anche ai
credenti. La democrazia è un tessuto delicatissimo, perché la libertà
comporta giustizia e responsabilità da parte di tutti, senza ignorare
che le società fondate sulla libertà non sono purtroppo in grado di
garantire la propria sopravvivenza.
Ancora nello spirito
di Biblia, accanto allo studio, alla ricerca storica e testuale, al
dibattito sulle idee e alle testimonianze, anche riflessioni sul
raccontare per immagini di Woody Allen nel suo Crimini e misfatti
presentato dal critico Giulio Martini; musica con l’orchestra da
camera del fiabesco principato di Seborga e un percorso per le vie di
Sanremo, che non è solo casa da gioco e festival della canzone, ma
anche città di mare e di fiori, con memorie storiche e artistiche,
fino alla metà del Novecento villeggiatura prediletta
dall’aristocrazia europea e città di popolo, ambiente, ora realistico
ora mitizzato, di tante pagine di Italo Calvino, suggestivamente
rilette nei luoghi evocati fra il porto e le anguste salite della
città vecchia.
Ugo Basso