SEMINARI ESTIVI 2002

La crisi delle certezze: il Qohelet, 24-28 agosto.
Relatori: proff. Gabriele Boccaccini e Paolo De Benedetti, con un intervento di Piero Stefani.

Chi s’intende un po’ di campagna sa che certi semi germogliano subito, altri dopo una lunga attesa. Altrettanto si può dire di certi libri biblici, germogliati alcuni presto, altri tardi o tardissimo. Di questi ultimi vorrei ricordarne almeno due: il Cantico dei cantici e il Qohelet. Per millenni i lettori più autorizzati (padri della chiesa, monaci ecc.) hanno preso per buone le erbacce che crescono sul terreno seminato. Quando finalmente la vera pianta ha germogliato e fiorito, è stata salutata e goduta dai remoti, remotissimi discendenti di coloro che l’avevano seminata nel giardino della Bibbia. Non è esagerato affermare che la comprensione di questi due libri è una delle grandi novità culturali, una delle grandi meraviglie del nostro tempo. Forse lo Spirito pensava che la celebrazione innocente e concreta dell’eros (Cantico) e la confessione dello smarrimento, dell’angoscia, del dubbio insanabile (Qohelet), fossero due bisogni del nostro tempo di cui si doveva tener conto in Cielo. Il Qohelet deve infatti la sua ‘salvezza canonica’, la sua ammissione tra i libri sacri, proprio al fatto di essere stato così a lungo tempo frainteso: frainteso nella paternità, perché creduto di Salomone, e frainteso nei destinatari, perché creduto libro ascetico per monaci e affini. Questa scelta divina di giocare con gli errori degli uomini è un grande dono fatto agli uomini stessi: sarebbe come dire che, a differenza di molti suoi cultori professionali, Dio, davanti agli errori teologici, mai digrigna i denti, non emette condanne, ma gode anzi a utilizzarli a modo suo.
Nel Qohelet manca quasi tutto ciò che nel resto della Bibbia fa la delizia di Dio: il senso della provvidenza, il senso della storia, la giustificazione del male, la fiducia nel futuro, la gioia di essere nati e così via. Ma, come ha acutamente osservato Rav Giuseppe Laras, ci sono dei credenti o mezzo credenti a cui tutto questo non solo non appare provato dall’esperienza, ma aumenta il dubbio e l’angoscia. E allora, per questi perplessi o smarriti, Dio tiene in serbo il libro biblico più dubbioso che sia stato scritto. Perché, come tutti dovrebbero sapere, Dio non spegne il lucignolo fumigante e non spezza la canna incrinata. In altre parole (per dirla con il card. Martini) in ogni uomo, proprio in ogni uomo, c’è il credente e il non credente, e non solo il credente ha diritto a una parola su misura.
L’esegesi del Qohelet sarà condotta tenendo anche presenti le categorie proprie del Medio-Giudaismo, termine che Gabriele Boccaccini, dopo averlo creato, ci illustrerà in riferimento al Qohelet. È augurabile che la parte non credente più o meno nascosta nei frequentatori del seminario trovi occasioni abbondanti di esprimersi, in modo da dotare il libro di un tredicesimo capitolo, e che la parte credente faccia sua la grande parola qoheletica: ‘chi sa?’.

Paolo De Benedetti

Il veggente di Patmos: l’Apocalisse, 28 agosto-1 settembre.
Relatori: proff. Edmondo Lupieri e Piero Stefani

In un famoso passo della lettera rivolta alla chiesa di Laodicea, l’Apocalisse si lamenta della tiepidezza propria di quella comunità di credenti, dicendo che sarebbe stato assai meglio che essa fosse stata calda o fredda (Ap 3,15-16). Questa immagine potente sembra, in certo senso, applicarsi anche al libro stesso che la contiene: i tiepidi che, pieni di buona volontà o di pia devozione, si accostano a questo libro carico di visioni e simboli ne vengono, infatti, subito respinti. Restano solo da un lato i freddi, vale a dire coloro che si rifiutano consapevolmente di prendere sul serio questo strano libro e dall’altro i caldi, ovverosia quelli che ne avvertono, sia pure nelle maniere più disparate, la forza. Al giorno d’oggi l’aspetto più singolare è che queste linee distintive hanno poco da spartire con l’adesione o meno alla fede: vi sono ‘credenti’ che non vogliono in alcun modo misurasi con l’Apocalisse e ‘laici’ che ne sono grandemente attratti. Allo stesso modo, sull’uno e sull’altro fronte, a letture catastrofistiche se ne contrappongono altre speranzose o misticamente visionarie. In ogni caso, la conoscenza del testo rimane presupposto fondamentale per essere pienamente caldi o freddi; oppure per muoversi, con accresciuta consapevolezza, da una condizione di mediocre tepore verso uno dei due estremi contrapposti. In definitiva, all’Apocalisse canonica si sarebbe tentati di applicare la qualifica data dal suo autore a un testo assai più moderno e non privo, a suo modo, di velleità profetiche: "un libro per tutti e per nessuno".
Il termine Apocalisse è paragonabile alla parola (e)vangelo: si tratta di una traslitterazione dal greco. Come non si dice "buon annuncio" (euanghellion) ma appunto vangelo, allo stesso modo si è convenuto (almeno nell’uso italiano) di ricorrere non alla parola "rivelazione" (apokalypsis), bensì di conservare il termine Apocalisse. Inoltre il titolo riservato al libro che chiude il Nuovo Testamento si estende ad indicare tutto un genere letterario ben presente in ambito sia giudaico sia cristiano. Una simile scelta lessicale, ormai irreversibile, fa sì che non si possa prescindere dall’individuare somiglianze, differenze e peculiarità tra quell’ampio settore di produzione letteraria e l’Apocalisse giovannea. Appare quindi un percorso obbligato partire da una valutazione del genere apocalittico nel suo complesso per passare poi a un’indagine sul linguaggio simbolico la cui decifrazione sembra una delle chiavi indispensabili per entrare in questo libro. La lettura e il commento puntuale del testo saranno, come sempre, il momento fondamentale a cui riservare la maggior parte del tempo. Per questo motivo alla sconfinata ‘storia degli effetti’ dell’Apocalisse saranno riservati solo due ‘assaggi’, relativi alle celebri incisioni di Albrecht Dürer e ad alcuni particolari aspetti del millenarismo.

Piero Stefani

Breve bibliografia per il Qohelet:

E. Bianchi, Lontano da chi? Commento al Cantico dei cantici, Ruth, Lamentazioni, Qohelet, Ester, Gribaudi, Torino 1984, pp. 145-190. - E.J. Bickerman, Quattro libri stravaganti della Bibbia – Giona – Daniele – Kohelet – Ester, Pàtron, Bologna 1979, pp. 151-179. - A. Bonora, Qohelet, la gioia e la fatica di vivere, Queriniana, Brescia 1987.
Idem, Il libro di Qohelet, Città Nuova, Roma 1992. - G. Ceronetti, Qohélet o l’Ecclesiaste, Einaudi, Torino 1988. - V. D’Alario, Il libro del Qohelet. Struttura letteraria e retorica, Dehoniane, Bologna 1992. - J.V. Lindez, Qoèlet, Borla, Roma 1997.
N. Lohfink, Qohelet, Morcelliana, Brescia 1997. Qohelet o Ecclesiaste, Einaudi, introduzione di D. Lessing, appendice storico-critica di A. Cini Tassinario, Torino 2000. - G. Ravasi, Qohelet, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1988. -  P. Sacchi, Ecclesiaste, Edizioni Paoline, Roma 1990.

Breve bibliografia per l’Apocalisse:

Il principale testo di riferimento è costituto da L’Apocalisse di Giovanni a cura di E. Lupieri , Fondazione Valla / Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2000.
Si veda inoltre: E. Bianchi, L’apocalisse di Giovanni. Commento esegetico spirituale. Comunità di Bose, Magnano 1992. - B. Corsani, L’Apocalisse guida alla lettura, Claudiana, Torino 1987. Ib., L’apocalisse e l’apocalittica del Nuovo Testamento, EDB. Bologna 1997. - E. Corsini, L’Apocalisse prima e dopo, SEI, Torino 1993. - P. Prigent, L’Apocalisse di S. Giovanni, Borla, Roma 1985. - G. Ravasi, Il libro dell’Apocalisse, EDB, Bologna 1991. - U. Vanni, L’Apocalisse. Un’assemblea liturgica interpreta la storia, Queriniana, Brescia 1998.-  A. Wikenhauser, L’Apocalisse di Giovanni, BUR, Milano 1983.



Informazioni

Descrizione del luogo. Nel cuore delle Dolomiti, lungo la valle del Boite, ai piedi del Pelmo e dell’Antelao, si trova la località di Borca di Cadore, poco discosta dal paese di Cortina d’Ampezzo; a 1000 mt. di altezza sorge il ‘Centro Turistico Sociale Pio X’. La Casa, moderno riadattamento di un antico albergo di lusso, è immersa in un vastissimo parco. Le camere (poche singole, varie doppie e due camerate riservate ai giovani) sono tutte dotate di servizi. L’aula per lo svolgimento delle lezioni e il ristorante sono all’interno dell’edificio. L’ampia casa, a norma di statuto, persegue le finalità della ‘Pastorale del Turismo’ e perciò, oltre a noi, sarà frequentata anche da vari altri gruppi, dediti più alle escursioni che allo studio.
Gite. 1) Lunedì 26 agosto (pomeriggio): escursione in pullman in un itinerario che si svolge in un maestoso scenario dolomitico attorno al Pelmo, attraverso tre passi: Giau, Forcella Staulansa e Cibiana. 2) Venerdì 30 agosto (pomeriggio): ‘gita d’obbligo’ in pullman a Cortina d’Ampezzo e itinerario che si snoda intorno al Cristallo, per il Passo delle Tre Croci e il ‘favoloso’ Lago di Misurina.
Ogni gita costerà 13 euro e sarà effettuata soltanto se raggiungerà almeno 25 partecipanti.

Come e quando arrivare. Per chi viaggia in treno: scendere alla stazione di Calalzo, da lì un breve tratto in pullman pubblico (circa 20 km.) con destinazione Cortina e chiedere di scendere alla fermata della ‘Casa Pio X’. A ogni treno c’è la coincidenza. Chi viaggia in macchina privata troverà sugli Atlanti stradali le necessarie indicazioni per Borca di Cadore. L’arrivo è previsto per l’ora della cena del primo giorno (24 o 28 agosto) e la partenza dopo il pranzo del giorno di partenza (28 agosto o 1 settembre).

Prezzi. La pensione completa per quattro giorni è di 176 euro a testa in camere doppie; di 240 euro in camera singola; di 144 euro a testa in camerata. L’iscrizione, non rimborsabile in caso di ritiro e valida per uno o per due seminari, è di 20 euro a persona e va versata entro il 30 giugno; la partecipazione a ogni singolo seminario è di 52 euro per i soci di Biblia e per i giovani, e di 72 euro per gli altri.


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